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Anno edizione: 2022
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Ho letto il libro tutto d'un fiato anche se alcuni vocaboli non sono riuscita a trovarli nemmeno sul dizionario (non parlo delle poche frasi in friulano che per altro conosco molto bene). Ho trovato la storia affascinate e il modo di raccontarla semplicemente straordinario.
Recensioni
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recensioni di Frigessi, D. L'Indice del 2000, n. 07
Sul finire del 1878, al governo Cairoli-Zanardelli, che era caduto anche per il peso delle critiche alla sua incapacità di tutelare l'ordine pubblico, succedeva il ministero di Agostino Depretis.Il nuovo governo avrebbe adottato la linea del "prevenire per non reprimere" di fronte alle tensioni sociali di quegli anni, mosse anche da aspirazioni egualitarie e religiose. Proprio nell'agosto una repressione durissima, che si ispirava al principio della sicurezza interna dello Stato, si era scatenata sui contadini dell'Amiata che seguivano Davide Lazzaretti, provocandone la fine. Intorno al "santo" di Arcidosso avrebbero discusso e discettato psichiatri, antropologi e giornalisti, in nome di quei dettami della scienza che ormai erano diventati anche un alibi per il comportamento della classe dirigente. A muoversi tuttavia non era solo l'Italia contadina e operaia: tra le valli e le montagne del nord-est parevano prendere corpo fermenti inattesi e comportamenti enigmatici che chiedevano di essere delucidati dalle analisi della scienza. Scienza positivistica, s'intende, che ormai da un decennio e più aveva dato in Italia impulso alla fondazione e alla istituzionalizzazione di nuovi saperi, tra i quali la psichiatria e la sociologia criminale.
Per raccontare l'episodio delle indemoniate di Verzegnis - che allora riscosse attenzione grandissima e sembra oggi dimenticato - Pietro Spirito si è documentato con rigore sui testi d'epoca e ha scelto una prospettiva originale. Il suo non è un romanzo storico, e neppure una fiction in senso stretto, ma un affresco di ampio respiro che fa rivivere nei personaggi la disputa dei saperi, e che tenta di ridare, attraverso una scrittura elaborata e ricca di dialettismi, l'eco confuso e stranito delle vicende politiche nazionali nelle menti del popolo e in quelle dei notabili locali.
nell'antica povertà della Carnia, dimenticata dall'Italia a cui da poco appartiene, giungono a fatica le suggestioni della modernità.Gli uomini sceglievano la via dell'emigrazione, le donne lavoravano quasi sole nelle campagne, ridotte a uno stato di inferiorità sociale, di diffuso analfabetismo - la scuola femminile sarebbe stata aperta solo nel 1876. Fedele al clero, la comunità parrocchiale partecipava alle inevitabili lotte di campanile che riguardavano soprattutto la gestione della vita comunitaria religiosa. In questo paesaggio, dove solo gli emigrati ritornando agitavano qualche idea nuova, scoppia l'epidemia isterica del 1878-79, che ha per protagonisti i soggetti più deboli, le donne. L'isteria le colpisce una dopo l'altra e si manifesta con impressionante regolarità: le isteriche perdono coscienza, parlano con la voce del demonio, pronunciano parole in latino, inveiscono contro le autorità ecclesiastiche, manifestano doti strabilianti di chiaroveggenza. Si comportano insomma nei loro episodi di malattia come se volessero rappresentare un'insubordinazione all'autorità. Un'atmosfera d'inafferrabile spavento coglie la gente del paese, l'evento coinvolge tutti gli abitanti e scuote le fondamenta del vivere comune. Scoppia una sorta di guerra civile, da una parte il popolo, dall'altra i notabili, da una parte le donne possedute e le famiglie, dall'altra il medico, il prete, il sindaco. Alla fine interviene la forza pubblica mentre la popolazione tenta di opporsi al trasporto coatto a Udine in ospedale delle donne colpite dal male.
Nelle pagine di Spirito hanno grande spessore i rappresentanti delle autorità, della legge e del-la scienza.Belfiore, sindaco di Verzegnis, è un mangiapreti liberale, un "senza dio" disamato dagli abitanti del paese e in guerra costante con il più popolare parroco don Floriano. Insieme allo slavo friulano Dusan Varich, sacerdote scismatico e figura storica di anticlericale, Belfiore gira nottetempo fra le strade strette del paese per cercare i segni e scoprire i segreti delle indemoniate. Quando l'intervento della Curia apre la strada degli esorcismi, i liberali locali e il sindaco cercano di ignorarli, intanto il paese ribocca di guaritori più o meno patentati, ormai più di quaranta donne vivono nelle smanie, e al crepuscolo appare con sembianze estranee il demonio. Arriva trafelato un cronista e riferirà di aver assistito al "terribile trattenimento" del parossismo, in breve gli episodi di possessione diventano di pubblico dominio, il Consiglio sanitario provinciale, riunito in seduta straordinaria, ordina finalmente una missione medica e la notizia dell'epidemia dilaga sui giornali di tutta Italia. Entra in scena Fernando Franzolini, "l'uomo di fede positiva", a lui dobbiamo una dotta relazione - L'epidemia di istero-demopatie in Verzegnis - che coniuga le mire egemoniche della moderna scienza medica alle misure repressive dello Stato. Scrive il medico friulano: "qui gli spiriti malvagi sono la rozzezza e la villania, l'indottrina e l'insipienza". E poco prima: "le condizioni di isolamento e di poca scienza conducono le anime alla perdizione, alla superstizione e infine all'autoinganno". Elogiato da esimi psichiatri quali Andrea Verga e Tamburini, Franzolini esegue la "metodica craniometrica", analizza organi, funzioni e fisionomie delle donne ricoverate, per concludere a "un'incipiente degenerazione della razza dovuta ai secoli di isolamento e alla frequente consanguineità dei matrimoni". Bell'esempio della diffusione che il concetto e il linguaggio della dégénérescence conobbero in Italia.
La bravura di Spirito non sta solo nel tentativo riuscito di far rivivere le figure del potere, ma anche nella sua lettura dell'animo popolare. Dicono quelli di Verzegnis: "ciò che conta, che importa davvero, (...) è quanto vediamo ogni giorno con i nostri occhi: questa terra, queste braccia, questa fatica, questo sudore, questo dolore".Le scene delle indemoniate, gli esorcismi, sono narrati come recite di un teatro popolare di grande emozione, in chiaroscuro. Le sue donne diventano le voci del disagio popolare di Verzegnis attraverso il linguaggio della possessione, nel tentativo di proteggere la comunità. L'azione "progressista" dei medici, come quella dei rappresentanti del governo, tende infatti a sopprimere l'alterità, a soffocare una cultura ancora arcaica ed emarginata. All'alienistica del positivismo l'isteria appare un luogo enigmatico di risposta: e non solo alle pulsioni arcaiche che hanno radici nell'inconscio, ma anche ai problemi della storia collettiva. E tale, quando si produce, resta ancora oggi, nelle nostre società che continuano a cercare risposte nella magia.
(D.F.)
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