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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2018
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Due racconti lunghi molto diversi di altrettante relazioni diverse, molto intensi e ben scritti.
Due racconti molto scorrevoli e piacevoli. Libro utile per chi non conosce l'autore e vuole avvicinarsi al suo stile ma certamente non il libro più rappresentativo data la sua brevità.
Cameron è per me un Woody Allen della scrittura: i suo racconti sono parentesi nella vita degli altri, raccontata senza filtri, senza retorica e senza pietismi. Sembra di leggere storie che potrebbero essere state ascoltate in una conversazione al bar o in tram e nel loro essere normali sono bellissime.
Recensioni
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«Cosa mi aspettavo? Chissà, forse è sbagliato aspettarsi qualcosa alla mia età […] ma a me sembra normale. Magari anche solo svegliarsi la mattina dopo. Io questo me lo aspettavo? Sì. E se ci si aspetta questo perché non aspettarsi anche qualcos’altro? Il semplice risveglio, il semplice fatto di essere svegli, vivi, non è abbastanza. Volevo una vita che avesse un senso, almeno per me.»
Cambiamento. Crollo. Crisi. Elementi che fanno parte della vita di molti di noi e che diventano centrali in La fine della mia vita a New York e Dopo l’inondazione, i due racconti proposti da Gli inconvenienti della vita, l’ultimo libro di Peter Cameron, scrittore statunitense, autore di bestseller come Quella sera dorata o Un giorno questo dolore ti sarà utile, divenuti film di pari successo.
Due racconti profondamente differenti nelle scelte narrative – il primo narrato in terza persona, il secondo in prima - così come nelle tipologie di personaggi – una coppia gay newyorkese nel primo, una coppia di pensionati di provincia nel secondo - e tuttavia simili nell’attenzione alla psicologia dei protagonisti e nei temi di fondo. Quella che in entrambe si percepisce è, infatti, un’atmosfera di inquietudine e malessere striscianti, che si diffondono di fronte al cambiamento, all’insoddisfazione verso se stessi, alla difficoltà di reagire a un trauma che, sotto la superficie, stravolge l’esistenza e manda in pezzi ogni tipo di relazione.
È il caso di Theo e del suo compagno Stefano che, dal diciottesimo piano di un grattacielo di Tribeca, si trovano ogni giorno a confrontarsi con i postumi dell’incidente automobilistico che, mesi prima, ha stravolto la vita di Theo, ferendolo nel corpo e nelle certezze, come insegnante e come romanziere. Un romanziere entrato in crisi creativa, incapace di trovare non soltanto le parole, ma anche la strada per risollevarsi, e ormai sempre più lontano da se stesso e dal compagno Stefano.
Una distanza che richiama quella fra la coppia di pensionati protagonisti del secondo racconto de Gli inconvenienti della vita. Un marito e una moglie (io narrante della vicenda) della provincia americana, che, dopo tanti anni di un matrimonio non privo di difficoltà e di lutti, sebbene continuino a vivere sotto lo stesso tetto, si ritrovano sempre più estranei l’uno dall’altra. E quando anche l’ultimo rito condiviso – la messa domenicale – viene meno, è forse solo il tempo del rimpianto e della presa di coscienza di non aver saputo costruire un futuro insieme.
Peter Cameron ci immerge con delicatezza nelle vite di queste coppie attraverso una scrittura ricca di dialoghi, ma piana e minimale, lontana dagli sperimentalismi, una scrittura che l’autore stesso non esita a definire “d’altri tempi”. Sono racconti che portano alla luce, in maniera profonda, temi universali, ma pur sempre attuali, abilmente riversati nelle storie di persone “reali”, qui colte in quei difficili momenti di disagio e di inquietudine, in cui non si sa mai come reagire agli “inconvenienti della vita”.
Recensione di Francesca Barbalace
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