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Prendendo atto dei presupposti della società globalizzata e pluralistica, che Cambi definisce multiculturale, termine che di per sé adombra un progetto politico ben definito, qual è quello canadese ad esempio, occorre lavorare per la trasformazione interculturale della società, una trasformazione che agisca a livello cognitivo, ma anche valoriale, e che trova il suo terreno privilegiato nella pedagogia. Viene assegnato qui un enorme potenziale trasformativo alla pedagogia, valore che le è sempre stato consustanziale, giacché per mezzo della scuola, e dell’educazione in generale, si costruisce la realtà collettiva, quella mentalità storica di una comunità che poi s’incardina nei singoli soggetti come patrimonio acquisito sia dal punto di vista epistemologico, cioè in relazione ai criteri di verità, sia etico, cioè in riferimento ai criteri di giustizia. Per questo motivo il dispositivo dell’intercultura diventa per Cambi la chiave pedagogica privilegiata, la soluzione squisitamente europea alla convivenza civile degli uomini e dei popoli, quella disposizione mediante la quale operare la trasformazione della società in termini più equi, solidali e irenici e che deve coinvolgere non solo i giovani, ma i soggetti di tutte le fasce d’età, i quali devono abituarsi ai cambiamenti repentini della società, cui non possiamo rispondere con costruzioni anacronistiche della realtà, e ai meticciamenti, alle ibridazioni, all’interno di un percorso che è relativistico, ma solo in quanto relazionale e non individualistico.
Questo libro è molto interessante, perchè attraverso l'analisi delle somiglianze e differenze delle culture esistenti sul nostro pianeta. Franco Cambi espone queste culture ad incontrarsi e a dialogare tra di loro. Cambi prendendo degli esempi dalla epistemologia della complessità del filosofo e sociologo francese Edgar Morin mette in relazione differenti insegnamenti scolastici prendendo la filosofia occidentale come una guida al dialogo interreligioso conla filosofia medievale araba.
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