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L'A. è persona onesta e impegnata nel sociale. Ma sul tema dell'inceneritore mancano le più opportune distinzioni (non tanto crociane quanto di analisi concrete e dirette) facendo così un fascio di tutto. SI condivide la necessità con l'A. della raccolta differenziata, del riciclaggio, del riuso, dell'avvio di pratiche virtuose ed altro ancora. Ma finchè non si riuscirà a cambiare tutto il complessivo processo mondiale (!) produttivo e distributivo assieme al consumismo (marketing e non solo) a guadagnare dai rifiuti sono proprio coloro che parassitariamente godono di mancati impianti, mancate scelte, ecc. Se giustamente ognuno di noi deve fare il proprio piccolo a partire dalle scelte di acquisto, questo non significa che automaticamente si debba far saltare tutto un sistema impiantistico, evitanto aprioristicamente certe tecnologie. Peraltro gli orizzonti di way out dalla uscita delle crisi e gli investimenti infrastrutturali vanno valutati in modo non semplicistico. Inoltre, inquina di più il traffico autostradale o un termovalorizzatore gestito in modo non imprenditoriale? Ho avuto esperienza in alcuni comuni montani di vedere innalzarsi l'inquinamento atmosferito dalle stufe perchè combustivano scarponi o altro per effetto dell'avvio di una tariffa che misurava i rifiiuti conferiti da queste utenze. Questi materiali trattati idoneamente (perchè non è solo l'impianto che fa la differenza, ma soprattutto la gestione vedi ad esempio manutenzioni, filtraggi,ecc.) avrebbero comportato minor inquinamento e maggior intercettamento di rifiuti oltre ad evitare la sottrazione ad una tariffa puntuale. Ciò non significa che non ci siano impianti canaglie e impianti inquinanti. Anzi. Ripeto, bisogna distinguere e non far valere una scelta come assoluta per tutto. Poi serve una strategia per quello che attualmente è una utopia sui rifiuti zero se non si interviene sullo sviluppismo (e sulla finanziarizzazione).
Ecco perché ci ammaliamo di cancro...
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