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Nella scrittura di Pier Paolo Giannubilo sfavillano la luce e i colori del Mediterraneo, e i temi più attuali si fondono con i nodi eterni della grande letteratura: l'amore, il peso dei segreti e delle verità negate, la colpa e il riscatto.
«Il passato può amarti o distruggerti. O entrambe le cose. Giannubilo lo racconta in un romanzo misterioso come le isole in cui è ambientato, cangiante come il mare che le circonda» – Antonella Lattanzi
Ognuno di noi fa i conti con l'eden della propria infanzia. Per Riccardo Manes quel paradiso perduto è un luogo – selvaggio, incontaminato – da cui è rimasto lontano per troppi anni: le isole Tremiti. Per quasi un ventennio, all'estero, ha lavorato ai massimi livelli come esperto di sicurezza per social media e istituzioni internazionali nel con trasto ai crimini on line. Una carriera logorante, che però lo ha già reso ricco a sufficienza per lasciare tutto e inaugurare una nuova stagione della sua vita. Così, con la compagna Jasmin, decide di fare ritorno a casa. Grazie a Iano, zio e mentore di Riccardo, e alla sfuggente guida locale Emma, la coppia si immerge nella bellezza abbagliante della natura, nei miti e nelle storie isolane. L'idillio con l'arcipelago tuttavia si infrange presto. I sospetti della gente del posto, i silenzi sui traumi del passato e una serie di rivelazioni pericolose obbligano Riccardo ad affrontare le proprie fragilità, mentre si riaccendono antichi e terribili rancori in un crescendo di tensione, fino all'imprevedibile epilogo. Nella scrittura di Pier Paolo Giannubilo sfavillano la luce e i colori del Mediterraneo, e i temi più attuali si fondono con i nodi eterni della grande letteratura: l'amore, il peso dei segreti e delle verità negate, la colpa e il riscatto.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un meraviglioso viaggio e non solo con le nostre care Diomedee, ma con i misteri unici che solo le isole e chi le frequenta, per passione o necessità, riescono ad esprimere. Le Tremiti poi, hanno un atmosfera che Pierpaolo Giannubilo ha catturato in pieno. Tutti i personaggi ne sono un magistrale specchio. Si intrecciano le storie dei singoli con quella di un lembo di terra, che mi ha sempre attratto e respinta sin da ragazza. I colori del mare si mischiano con quelli di Riccardo , dello zio isolano, di un fratello venuto da lontano.. E con i caratteri misteriosi e affascinanti dei profili femminili che attraversano l'isola, per ripartire o per fermarsi. Come quei detenuti che un tempo lontano ne hanno lasciato l'impronta. Un libro speciale da assaporare con tutta la salsedine che accompagna ogni singola pagina
Se il contemporaneo “Annientare” di Michel Houellebecq si impernia sulla necessità di meravigliose menzogne, “Incendio sul mare” di Pier Paolo Giannubilo cerca con tutte le forze l’aria limpida delle verità. Se l’altrettanto coevo “Le vie dell’Eden”, di Eshkol Nevo, racconta le maschere che indossiamo quando ci troviamo a vivere situazioni difficili da accettare, il romanzo di Giannubilo insegue il disvelamento, necessita di pulizia anche nelle vicende più impegnative e complicate dell’esistenza. Se il Midwest narrato da Franzen in “Crossroads”, romanzo pubblicato meno di un anno fa, è un territorio, di spazio e d’anima, profondamente doloroso, il Medioriente d’Italia su cui si dispiegano le vicende di “Incendio sul mare”, le Tremiti, non è meno angoscioso e angosciante, non rivela traiettorie di vita meno difficili, non richiede minore consapevolezza e verità con se stessi nel percorso che porta al senso della propria esistenza. Nel suo nuovo lavoro, Giannubilo è attento al lessico, alla puntualità dei termini; quelli che nominano fiori e arbusti isolani, quelli che servono per definire le nuove dimensioni digitali; quelli che sembrano rendere omaggio al repertorio lessicale di grandi scrittori del Novecento. Si pensi a Gadda. A Pizzuto. Ma cosa accade di nuovo, che prima non accadeva nelle pagine di Giannubilo? Accade che c’è una luce, una speranza finalmente. E non è una costrizione religiosa, una imposizione di gioia che, proprio perché imposizione, piega e addolora. È una possibilità vera, umana, verosimile e reale. “Io credo nell’amore” cantava Lucio Dalla e spesso lo diceva nelle sue interviste. Nel romanzo di Giannubilo, che proprio nella casa tremitese del cantautore ha alcune delle sue scene più importanti, è l’amore a dare la possibilità di ascendere a una dimensione luminosa dell’esistenza.
Questa storia mi è rimasta addosso come i granelli di sabbia delle Tremiti. Questo romanzo è una dichiarazione d’ amore all’ arcipelago, luogo capace di accogliere i “diversi”, ridare pace, riconciliare col mondo, ma al contempo, riprodurne le storture, le bassezze, i dolori. Riccardo Manes lo ricorda come il paradiso dell’ infanzia. Ormai adulto e deluso, è connesso al mondo, ma ha un estremo bisogno di ritrovarsi, di eleggere il “proprio” spicchio di mondo, come un novello Diomede. In cerca di schiettezza e genuinità sperimenta che “la solidità è una condizione transitoria”. Lo è tanto la solidità lavorativa quanto quella affettiva. Di rado la realtà è esattamente quella che sembra. I personaggi, capaci di grandi slanci, sono anche in grado di compiere azioni infime. La bellezza svolge il compito di ristorare l’ animo, d’ illuminare gli occhi, nasconde però dietro l’ angolo anche il volto della tragedia. Qui, come in ogni tragedia greca, sono in gioco affetti, congiure, legami, segreti. Essi si creano, si rafforzano e si sfaldano. L’ autore è capace di scendere nei meandri delle vite senza fare sconti, senza alleggerire pesi, con una lingua viscerale eppure estremamente precisa. Giannubilo ama, atterrisce, ride e ascolta senza alcuna reticenza. Al contempo egli guarda alle debolezze, alle fragilità, alle manchevolezze umane con estrema indulgenza ed empatia. In fondo chi non ne ha?
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