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Cosa si può dire di ancora inedito sulla fantascienza più umana dell'umano a cui ci ha viziati Philip K.Dick? Niente, potrei fissare lo schermo per giorni aspettando l'ispirazione da un raggio rosa ma non ne caverei nulla oltre a questo: P.K.Dick è un genio, leggerlo è un trip non sempre buono, ma comunque irrinunciabile e del quale alla fine sarà sempre valsa la pena. Ma se gli date fiducia con un romanzo mainstream avrete la sorpresa che non vi aspettavate: questo per me è stato il primo e mi ha sbalordita. Dick è semplicemente un ottimo narratore, gli antieroi di questa storia, le loro esitazioni, debolezze e aspirazioni, difficilmente vi lasceranno estranei (ma questo dipende anche da come reagite trovando una testuggine a pancia in su).
Dick meritava il nobel per la letteratura, ma per altri (molti) romanzi. Dato che pensava di essere uno scrittore di serie b perché scriveva fantascienza, ha ben pensato di prendere arte ed ingegno e riporli in un cassetto per scriere un libro di serie A, A come Anonimo, Annoiato, e chi più ne A più ne metta.
In "In Milton Lumky territory" (tit. originale dell'opera) viene narrata la storia di un uomo che casualmente incontra la sua maestra delle elementari e, quasi per un gioco del destino, instaura con lei una relazione sentimentale. L'amico della donna, un certo Milton Lumky, uomo frustrato (vorrebbe che tra lui e la donna ci fosse qualcosa di più dell'amicizia) vede di cattivo occhio l'intrusione, da parte del protagonista, nel suo "territorio" e cerca in qualche modo di boigottarlo in un affare che sta cercando di condurre in porto...Su queste premesse il romanzo scorre via rapidamente, senza mostrare eccessive sorprese nello svolgimente della trama e con una morale conclusiva abbastanza depressiva. La cosa più interessante del libro sono i personaggi, infatti benchè lo stile non sia dei più raffinati e l'intreccio pure non è molto appassionante, è interessante capire l'attrazione morbosa del protagonista nei confronti della sua ex-maestra e le ragioni del rancore serbato da Lumky nei riguardi del protagonista. Buona lettura
Recensioni
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Dick, Philip K., In terra ostile, Einaudi , 1999
Dick, Philip K., L'uomo dai denti tutti uguali, Fanucci, 1999
scheda di Vin‡on, P. L'Indice del 2000, n. 03
Quello che oggi è il più celebrato degli scrittori di fantascienza - l'autore, per intenderci, di Blade Runner (1968; Fanucci 1996) - tentò invano, per tutto il corso degli anni cinquanta, di farsi valere come scrittore senza complementi di specificazione; ma è solo ora - sulla scia del culto tributatogli - che i suoi romanzi mainstream cominciano a vedere la luce anche in Italia. Dopo Confessioni di un artista di merda (Fanucci, 1996) è adesso la volta di In terra ostile e L'uomo dai denti tutti uguali, scritti rispettivamente nel 1958 e nel 1960.
In Milton Lumky Territory (questo il titolo originale del primo) si racconta la storia di Bruce "Skip" Stevens, che, andando a trovare una sua vecchia fiamma nella speranza di poter passare la notte con lei, incontra un'altra donna, accetta di gestire il suo negozio, lascia il lavoro, si trasferisce a casa sua, la sposa e si mette in viaggio alla ricerca di merce da vendere: uno stock di macchine per scrivere. Trama risibile, se non fosse che - primo - lei è stata la sua insegnante alla scuola media e - secondo - i viaggiatori di commercio sono animali territoriali. E quello in cui Bruce ha sconfinato è il territorio di Milton Lumky (che infatti soffre di nefrite e deve aver avuto dei problemi a marcarne i confini). E non è affatto una stranezza che il romanzo sia intitolato a lui e racconti la storia dell'altro, perché il sospetto, alla fine, è che sia Milt a reggere i fili del gioco.
La territorialità è anche la molla che in L'uomo dai denti tutti uguali fa scattare il conflitto tra i due protagonisti: Leo Runcible (agente immobiliare) e Walter Dombrosio (progettista industriale). Ma in questo caso ne nasce una trama costellata di colpi di scena e concatenazioni di avvenimenti. L'escalation del conflitto tra Leo e Walt ne genera tutta una serie di altri (in primo luogo quello tra Walt e la moglie Sherry), ma il vero motore dell'azione è in realtà il conflitto delle interpretazioni che i vari personaggi danno dei fatti. Se Janet (la moglie di Leo) è accecata da una vera e propria paranoia alcolica, Sherry lo è dalla psicanalisi; e se Leo è accecato dal tornaconto economico, Michael Wharton (insegnante elementare e archeologo dilettante) lo è da quello scientifico. Così, quando nel terreno di Leo viene trovato il teschio di un uomo dai denti tutti uguali, nessuno si ricorda della passione di Walt per gli scherzi. Ma si sa: ride bene chi ride ultimo. E qui, alla fine, non ride nessuno.
Se amate la fantascienza di Dick ritroverete in questi romanzi le stesse domande portanti (che cos'è un individuo? che cos'è la realtà?), se non conoscete Dick scoprirete uno scrittore, senza complementi di specificazione.
Paolo Vinçon
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