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Gran bel film, oscar miglior film straniero, ci mostra la crudeltà dell'uomo, la solitudine, e lo smarrimento dell'essere umano. Consigliato
Dopo la parentesi americana di "Noi due sconosciuti", la danese Susanne Bier torna in patria con una nuova, intensa storia: al centro della pellicola il tema dei conflitti. Il racconto si svolge, con continui rimandi di montaggio, in una cittadina benestante della Danimarca, osservata nella sua quotidianità, e nell'Africa degli ospedali da campo. Nella prima seguiamo le vicende dell'amicizia pericolosa tra Christian, un ragazzino viziato, arrabbiato col mondo e ferito per la prematura scomparsa della madre, e il suo coetaneo Elias, timido, remissivo e vessato dai compagni di scuola. In Sudan, invece, il padre di Elias, Anton (Mikael Persbrandt), opera come medico in un campo in cui troppo spesso vengono portate donne incinte brutalmente ferite da un tiranno locale. In entrambe le realtà gli episodi di violenza nascono in modo istintivo, illogico e senza valido motivo, per una scommessa sul sesso del nascituro ai danni della madre che lo porta ancora in grembo oppure per una banale lite tra bimbi al parco giochi: l'aggressività è universale e la tragedia che ne segue può portare a svolte forse irreparabili. "In un mondo migliore" il riscatto sta nella forza morale (e del perdono, se possibile) e nel respingere l'idiozia della violenza. Bravissimi e ben diretti tutti gli attori, a partire da Mikael Persbrandt, che delinea un personaggio allo stesso tempo forte e fragile: divorziato e lontano per lavoro dai figli, volge il suo sguardo fermo alle ingiustizie dei grandi e dei piccoli, ai quali cerca di spiegare la sua morale. La regista racconta con occhio critico, come già nei precedenti lavori, le dinamiche della famiglia e il rapporto genitori-figli e ha una sensibilità particolare per il mondo dei più piccoli, qui interpretati con realismo da straordinari giovani attori. La narrazione è fluida e avvincente, scivola nel mélo, ma con stile sempre lucido e mai patetico.
Un film emozionante che pone un argomento ben concreto sui rapporti tra genitori e figli. 5/5
Recensioni
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