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Il tema dell’uso dei corsi d’acqua nel settentrione d’Italia e, in particolare, quello della storia della navigazione interna e della sua regolamentazione è assai poco presente nelle fonti bibliografiche disponibili. È in questa direzione che si muovono i primi due contributi del volume, i quali mirano a ricostruire l’intreccio diacronico di condizioni, vicende e progettualità di tale navigazione nella regione padana, sul piano economico e politico-istituzionale. Ancora più esiguo è il bilancio delle conoscenze tecniche e di storia della cultura materiale relative alla costruzione e all’impiego fluviale delle imbarcazioni. Una notevolissima carenza che trova riscontro nei musei e nelle raccolte di carattere etnografico del territorio considerato, all’interno dei quali i temi della cantieristica e della navigazione, dell’assetto idrogeologico e delle soluzioni di ingegneria idraulica, dell’irrigazione delle campagne e altri ancora non sono presentati in modo sistematico né tantomeno monografico, affiancando alla raccolta di reperti materiali e di riproduzioni fotografiche un archivio sonoro o visivo-sonoro. Così come rimane a livello progettuale la realizzazione di un “museo diffuso”, o “museo d’area”, tramite il recupero e la valorizzazione dei natanti (ormai definitivamente perduti, eccettuati scafi di piccole dimensioni), dei cantieri di lavorazione, delle opere idrauliche. Pur con alcuni limiti relativi alla specificità dei generi di navigazione (determinata dalla forza dei remi, della corrente e del vento, del traino umano e animale), alle rotte seguite, alle tecniche di manovra adottate, alle attività connesse all’ambiente del fiume (pesca, trasporto di materiali, raccolta della sabbia ecc.), gli altri saggi del volume costituiscono il tentativo di documentare un patrimonio tradizionale di saperi della prassi e di valori sedimentati, ormai quasi completamente disperso.
Fondati sulla testimonianza degli informatori orali (un tempo costruttori e “barcari”), stante – occorre ancora una volta sottolinearlo – la pressoché totale assenza di fonti scritte sull’argomento, quei saggi offrono un’analitica descrizione delle operazioni e degli attrezzi, dei materiali, dei componenti strutturali e delle parti della multiforme tipologia dei natanti realizzati, nonché dei modi e degli strumenti di conduzione delle imbarcazioni. E tale ricostruzione di una parte della memoria storica della “civiltà del fiume” viene attuata attraverso un’attenzione costante alla minuziosa e vasta terminologia dialettale del settore, in area mantovana e reggina (di sponde opposte del Po, quindi, che ha funzionato come elemento di integrazione e unificazione).
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