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scheda di Chiarloni, A., L'Indice 1997, n. 7
Otto lettere che sul filo della storia ripropongono il tema del rapporto tra intellettuali e società. Nato in occasione del cinquantesimo anniversario della fine della guerra, il carteggio tra il Nobel giapponese per la letteratura e il noto scrittore tedesco è stato pubblicato nel 1995 sulla "Frankfurter Rundschau" e sul "Asahi Shimbun". Grass, coscienza critica della nazione tedesca, stigmatizza il riemergere di una xenofobia latente e la tendenza diffusa ad assumere il 1989 - piuttosto del 1945 - a cesura definitiva: una concezione storiografica che, nel segno della riunificazione, privilegia una nuova "ora zero", cancellando implicitamente la memoria della liberazione dal fascismo. E lancia un appello per la riabilitazione - sempre ostacolata da Bonn - dei 20.000 tedeschi che furono condannati a morte dai tribunali di guerra perché disertarono l'esercito nazista. La memoria delle atrocità commesse dai giapponesi nei confronti delle popolazioni asiatiche determina in Kenzaburo Oe l'accorata domanda: "Noi giapponesi non dovremmo anzitutto riscattare dallo stato i nostri familiari caduti in combattimento?". E racconta di una vedova che nell'estremo tentativo di recuperare l'identità autentica del marito morto in guerra fa appello alla Corte suprema per sottrarlo all'enfasi di un'ambigua celebrazione militare dei caduti. La consapevolezza di appartenere a paesi vinti e tuttavia oggi protagonisti nello scenario economico mondiale amplia il dialogo all'attualità. Pur nella diversità delle tradizioni culturali Giappone e Germania registrano oggi problemi simili: l'epistolario diventa allora comune appello alla militanza contro l'inquinamento del linguaggio, l'umiliazione dell'arte e la "logica aziendale" che mortifica le coscienze imponendosi come valore assoluto.
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