In uno dei saggi politici più brillanti e discussi degli ultimi anni. Mark Lilla lancia una sfida decisiva per il futuro della sinistra: andare oltre un'idea di società distinta per razza, sesso e genere, e tornare a immaginare una politica fondata sulla cittadinanza, unico vero bene comune condiviso da tutti.
"Ogni passo avanti di una coscienza identitaria di sinistra ha fatto fare un passo indietro a una coscienza politica di sinistra. Senza quest'ultima non si può avere nessuna visione del futuro dell'America"
Stati Uniti, 9 novembre 2016. Come molti hanno scritto, una data che rimarrà nella storia per l'elezione del primo presidente «bianco» degli Stati Uniti – oppure come la fine di questa visione politica. Prendendo come spunto lo shock dell'elezione di Trump, in «L'identità non è di sinistra» Mark Lilla muove una critica ineludibile alle ultime generazioni di progressisti occidentali, rei a suo avviso di aver abbandonato ogni idea di bene comune in favore di un individualismo antipolitico e conservatore, introdotto dalla buona novella reaganiana e da lì diffusosi con gli effetti che tutti abbiamo visto nel resto del mondo. Concentrando i propri sforzi nell'elogiare differenze sempre più molecolari tra i propri elettori piuttosto che sottolinearne le caratteristiche condivise (prime fra tutte quella della cittadinanza e del comune destino nazionale), le sinistre, per Lilla, continuano a legittimare con le loro stesse parole d'ordine ogni sorta di populismi e a sovranismi.)
Leggi di più
Leggi di meno
Disp. immediata