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Esistente già a metà del XVI secolo, Optina Pustyn', il grande eremo russo, venne chiuso nel 1724 in seguito al proclama sul monachesimo dello zar Pietro I e riaperto nel 1764 dalla zarina Caterina II; furono però i monaci figli spirituali del grande Paisij Velickovskij, padre del movimento filocalico, a renderlo importantissimo centro di vita monastica, meta di pellegrini in cerca di consilium spirituale e fulcro della vita intellettuale della tradizione patristica orientale, frequentato da pensatori come Gogol', Dostoevskij, Tolstoj e Solov'ëv. Paisij Velicovskij aveva "risuscitato" una particolare figura di santo, che aveva avuto una grande risonanza nella Russia di XIV e XV secolo, il "folle in Cristo" paolino, o "santo folle" della tradizione patristico-bizantina, che si ripropone nella figura dello starec. Nel volume trovano voce alcuni dei grandi starecz di Optina, tra i quali lo Zosima reso celebre dalla pagina dostoevskiana dei Fratelli Karamazov. Punto di approdo dell'intera tradizione monastica, rinnovata e rivissuta in modo originale, gli insegnamenti di questi padri carismatici sono ora un'acuta denuncia dei mali del monachesimo del tempo, ora esercizio di chiaroveggenza, ora brevi trattati di carattere spirituale. Le figure di Leonid, Moisej, Makarij, Amvrosij, Anatolij, Nektarij, Varsonofij e Nikon diventano esponenti della scuola ascetico-filologica auspicata da Velicovskij che rende compatibile la pratica dell'esicasmo e l'accoglienza dell'altro. Una curiosità: lo starec Amvrosij, secondo una tradizione, avrebbe detto di Solov'ëv che non credeva alla vita eterna. Rosa Maria Parrinello
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