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Hoffmann e il teatro musicale. Recensioni 1808-1821
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1999
1 gennaio 1999
190 p.
9788850000685

Voce della critica


recensioni di Schino, M. L'Indice del 2000, n. 02

Esiste, nell'editoria, una suddivisione di base non detta ma imperante: da una parte c'è il lettore non specializzato, rivolgendosi al quale è ritenuto sufficiente l'assaggio, l'imprecisione, il pressappochismo. Dall'altra, gli specialisti, che non hanno bisogno di traduzioni, e parlano tra loro in lingue spesso poco comprensibili agli esterni. È per questo stato di cose che il volume delle recensioni musicali di E.T.A. Hoffmann, un libro non accademico ed estremamente ben curato, assume la rilevanza di una eccezione significativa.
In primo luogo per l'argomento: che non è la musica, ma lo stesso Hoffmann, uno dei classici della letteratura, ma non eccessivamente frequentato in Italia. Le recensioni qui raccolte risalgono per la maggior parte agli anni tra il 1809 e il 1815, nei tempi dei più strenui tentativi di Hoffmann per inserirsi nel teatro e nel mondo musicale tedesco. Scrive le sue recensioni mentre fa il direttore d'orchestra, lo scenografo, il traduttore di libretti, il direttore musicale, mentre si batte (invano) per poter diventare maestro di cappella o compositore ufficiale di un teatro. E mentre porta avanti il suo impegno maggiore come musicista: l'opera Undine.
Nell'opera letteraria di Hoffmann c'è una ricchezza straordinaria di problematiche teatrali, riguardanti il lavoro dell'attore, i rapporti fra teatro e musica, tra testo e musica, tra teatro e città, tra balletto e melodramma, tra attore e scenografie. Per non parlare della riscoperta della Commedia dell'Arte, o della magnificazione di Gozzi. Nelle recensioni pubblicate (e molto ben tradotte) da Tosti-Croce ci ritroviamo davanti queste stesse questioni nella forma netta e pugnace delle idee elaborate nel corso di una battaglia, perché abbiano una ricaduta immediata nel proprio mondo. Soprattutto per quel che riguarda il rapporto tra il testo e la composizione della musica - influenza reciproca, indifferenza frequente, fondamentale importanza, invece, di una passione del musicista per la sua storia -, il modo in cui Hoffmann ripercorre queste problematiche a lui care attraverso l'analisi a caldo di opere altrui offre un ventaglio di ipotesi, rettifiche e sfumature di grande interesse.
Dal volume, inoltre, fuoriesce una faccia inusuale di Hoffmann, la faccia cattiva di chi non teme di essere di parte. Hoffmann è un compositore che vuole essere innovativo, e vive - e vuole vivere - di teatro. Qui, nelle sue recensioni, noi vediamo il modo in cui un artista cerca di imporre le proprie idee attraverso un operare quotidiano che può persino sfiorare l'ingiustizia: loda i propri amici (ma anche compagni di fede artistica); denigra i cantanti che hanno rifiutato una parte in un suo lavoro (ma spesso anche affetti da quei puerili divismi che Hoffmann proprio non sopportava); porta alle stelle Gaspare Spontini, con cui sta lavorando e a cui sta traducendo libretti, ma che è pur sempre Gaspare Spontini. Senza farsi spezzare dalla malignità, dall'ambigua danza di alleanze e pettegolezzi del mondo teatrale, ma anche senza peritarsi di ricambiare colpo su colpo.
La faccia complementare a questa è l'Hoffmann innamorato e invasato dalla musica, che quando deve recensire un'opera nuova non reputa sufficiente l'ascolto, ma vuole leggerne e commentarne lo spartito. Nelle recensioni, la grande, anomala serietà musicale dell'analisi di Hoffmann si sposa con un'approssimazione che può apparire arrogante nei confronti di certi dettagli della resa scenica. Come quando loda, affrettato e gentile, un cantante per la sua partecipazione a un'aria a più voci nella quale, in realtà, non c'era. Ha, insomma, una memoria instabile per la rappresentazione, una curiosità vivace e battagliera. Forse tendenziosa, ma viva, noncurante dei dettagli che gli sembrano secondari, pronto a liquidarli sommariamente per dilungarsi ancora una volta sui problemi che gli sembrano importanti. E poi, di colpo, quando si occupa della musica, è come se ci trovassimo di fronte a un colloquio solitario e amorosissimo, nel silenzio della sua casa, con la musica e lo spartito.
Questo volume è una eccezione nel panorama medio editoriale anche per l'attenzione con cui è stato curato. È la seconda pubblicazione di una nuova collana, "Quinte", della casa editrice Edimond, di cui anche il primo volume (la monografia di Cesare Scarton sul melologo) è un lavoro di grande interesse. Nell'introduzione e nelle ricchissime note, Mauro Tosti-Croce dedica al suo argomento un'attenzione minuziosa che non si fa mai pedante, essenziale per completare il pur meritorio lavoro di Friedrich Schnapp, che per primo ha raccolto e pubblicato le recensioni di Hoffmann (E.T.A. Hoffmann, Schriften zur Musik. Aufsätze und Rezensionen, München 1963). Rispetto all'edizione tedesca, concentrata sull'arduo compito di attribuzione di pezzi spesso non firmati, o firmati con una varietà straordinaria di sigle, il volume italiano si trova a completare un lavoro difficile, con generosità di informazioni: date, e rettifiche di affermazioni precarie di Hoffmann, le trame di tutte le opere recensite, il confronto con la sua corrispondenza. Tutto ciò consente al lettore di percorrere il libro col piacere di affidarsi, una volta tanto, a una guida sicura.

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