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Libro molto interessante che racconta una storia vera ma (almeno per me) poco conosciuta in maniera precisa e coinvolgente...
Ottimo saggio storico dal taglio assai divulgativo, pur nella difficoltà di leggere degli orrori a cui dovettero far fronte i naufraghi della "Essex". L'autore non si è limitato a raccontare esclusivamente della vicenda della baleniera affondata da un capodoglio, bensì riscostruisce tutto un mondo, quello dell'isola di Nantucket e della sua attività redditizia, impreziosendo la narrazione con continui rimandi ad altri naufragi, a studi di psicologi e psichiatri, per non parlare delle informazioni sulle correnti marine, sui cetacei e sulla navigazione in generale che hanno reso la lettura, per chi come me è digiuno/a di tali argomenti, una vera perla di informazioni. Consigliato anche a chi non abbia letto "Moby Dick".
Cosa è in grado di arrivare a fare un uomo per sopravvivere? Quali forze sovrannaturali possono spingerlo a compiere gesti estremi? Quali azioni, in condizioni normali ritenute impossibili, si possono compiere per tentare a ogni costo di evitare la morte? Ve lo racconta questa incredibile storia, scritta in maniera esemplare dallo scrittore statunitense Philbrick, sul naufragio della baleniera Essex, salpata nel 1819 da Nantucket e diretta verso l'Oceano Pacifico per fare scorte di olio di balena. Con 21 uomini a bordo, la nave si scontrò contro un capodoglio di circa 26 metri di lunghezza, che ne provocò l'affondamento in poco più di dieci minuti. Gli uomini si distribuirono velocemente sulle tre lance, pronti per affrontare quello che, per molti di loro, fu il viaggio della morte. Con poco cibo a disposizione e acqua insufficiente, i superstiti al naufragio vissero momenti di disperazione e agonia, oltre i limiti dell'umano, perdendo presto ragione e umanità, speranze e illusioni, pronti solo a far fronte a quello che non poteva che essere un destino orrendo. In un oceano sconfinato trovarono rifugio in un'isola, che ben presto si rivelò scarsa d'acqua e con poco cibo a disposizione. Tuttavia, tre di loro decisero di fermarsi e di non voler affrontare il mare aperto un'altra volta e quindi la probabile morte, aspettando un aiuto che, il destino volle, arrivò dopo alcuni mesi. Coloro che scelsero ancora una volta il mare affrontarono nuovamente la fame, la sete, la disperazione. I più deboli cominciarono a morire e solo in cinque furono tratti in salvo dopo circa 90 giorni dal naufragio, sopravvissuti grazie ai compagni morti lungo il percorso. Pollard, Ramsdell, Chase, Lawrence e Nickerson sono i nomi che entrarono nella storia, coloro che sopravvissero al disastro, i cui momenti vissuti, i gesti compiuti, i volti dei compagni morti e le loro ossa sotto i loro denti, non li abbandonarono per il resto della vita.
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