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Guida generale degli archivi di Stato italiani. Vol. 4: S-Z.
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Dettagli

1994
1 gennaio 1994
XVI-1412 p.
9788871250809

Voce della critica


recensione di Casucci, C., L'Indice 1995, n. 1

Mentre è nota la ricchezza del patrimonio artistico italiano, lo è certamente meno quella di un altro patrimonio di non minore rilevanza culturale: intendiamo riferirci agli archivi dove sono documentate le vicende della storia plurisecolare del paese. Basti pensare alle raccolte di pergamene e di carte delle amministrazioni degli stati italiani dal medioevo all'unità (comuni, principati, regni e repubbliche a Firenze, Milano, Napoli, Torino, Genova e Venezia, per citare i più conosciuti), degli enti pubblici (comuni, province, regioni, enti parastatali ecc.), degli enti ecclesiastici (ordini religiosi, curie vescovili, parrocchie), di privati (uomini illustri, famiglie nobiliari, società per azioni). Questo patrimonio, se deve considerarsi straordinario per quantità (ampiezza delle fonti documentarie) e qualità (rilevanza storica degli istituti che quelle fonti hanno prodotto), non può invece essere considerato sempre esemplare quanto a conservazione (dispersione di talune fonti per incuria e cattiva custodia) e a gestione (mancato ordinamento delle carte e insufficienza per non poche serie archivistiche dei cosiddetti strumenti di corredo: inventari, indici, repertori ecc., che soli permettono di trovare i documenti pertinenti all'argomento che si studia).
Come per il patrimonio artistico, anche per i beni archivistici è stato progettato il censimento con la "Guida generale degli Archivi di Stato italiani". Essa, come avverte il titolo, riguarda solo una parte, peraltro la più importante, dell'immenso patrimonio documentario del paese, quello conservato negli Archivi di Stato: uno per provincia, alla periferia, che raccoglie la documentazione degli enti periferici statali (prefettura, questura, intendenza di finanza, tribunale ecc.), delle famiglie storicamente cospicue del luogo e soprattutto delle magistrature degli stati preunitari, come la Repubblica di Venezia, il Granducato di Toscana e il Regno delle due Sicilie per limitarci a qualche esempio: uno al centro, l'Archivio centrale dello Stato, che raccoglie la documentazione degli uffici centrali dello Stato (Cassazione, Consiglio di Stato, ministeri ecc.), nonché le carte di molti uomini politici di rilievo nazionale (Depretis, Crispi, Giolitti, Nitti, Mussolini, La Malfa e altri).
La "Guida" è prodotto della generazione di cultura storicistica e di alto impegno civile e politico entrata a far parte dell'amministrazione archivistica nel secondo dopoguerra; una generazione che all'esemplare rigore filologico ha unito il sentimento della professione vissuta non come fine a se stessa ma come servizio della ricerca. Motivazioni della sua attività sono state non già le preferenze degli archivisti, ma le richieste degli utenti, le esigenze degli studiosi. Iniziata nel 1966, dopo un impegno di quasi trent'anni la cui rilevanza culturale è pari allo sforzo organizzativo si può considerare conclusa: sono stati editi i quattro volumi previsti (1981, 1983, 1986 e 1994), resta da pubblicare soltanto il quinto volume dedicato ai Repertori e agli Indici, che dovrebbe vedere la luce il prossimo anno. Il progetto della "Guida", concepito nell'ambito dell'Ufficio studi e Pubblicazioni della Direzione generale degli Archivi di Stato a opera del suo capo, Claudio Pavone, e di Piero D'Angiolini, è divenuto realtà grazie a un paziente e metodico lavoro, fatto di proposte, di discussioni, di verifiche. A metà del 1966 fu emanata una circolare contenente una "Proposta di guida generale" a cui ogni direttore d'archivio era chiamato a rispondere facendo presenti le sue osservazioni, prospettando eventuali correzioni, prendendo posizione sulle questioni a lui poste in forma problematica.
La proposta partiva dalla constatazione che le guide precedenti, quella del 1910 e quella del 1944, che ricalcava la prima, erano ormai insufficienti, sia perché il patrimonio archivistico si era di molto arricchito nel frattempo e per nuovi versamenti nei vecchi istituti archivistici e per la creazione di nuovi archivi (più che raddoppiati, da meno di cinquanta a quasi cento tra il 1940 e oggi), sia perché i criteri redazionali che le reggevano non erano sempre rigorosamente rispettati, sia infine per il carattere discorsivo e non sistematico della trattazione, che nuoceva alla chiarezza della descrizione.
Pervenute le osservazioni richieste, nel 1969 si poterono emanare le definitive istruzioni operative. La "Guida", rifiutando nettamente la divisione per materia di intonazione positivistica, sancita dal regolamento del 1911 (sezioni giudiziaria, amministrativa e notarile), si è voluta ispirare nelle grandi linee a quel metodo storico ormai accettato come canone fondamentale della dottrina archivistica in Italia. Le singole voci, precedute da un breve profilo storico dell'istituto (l'Archivio di Stato dove sono conservate le carte censite), sono pertanto articolate secondo la partizione: 1. Archivi di istituzioni e uffici anteriori all'unificazione suddivisi nelle tre sezioni degli antichi regimi, del periodo napoleonico e della restaurazione: 2. Archivi degli organi periferici dello Stato unitario (prefettura, questura, ecc.); 3. Qualsiasi altro archivio che non rientri nelle prime due categorie (archivi di famiglia, archivi notarili, archivi fascisti, ecc.). Le voci, curate da numerosi collaboratori in sede locale, tanto da coinvolgere gran parte del personale archiviatico, sono man mano affluite alla redazione centrale: si è così stabilito un costante circuito tra centro e periferia che ha permesso di dare alla "Guida" organicità e omogeneità.
La "Guida" quando era ancora allo stadio di progetto aveva richiamato l'attenzione della prestigiosa "Gazette des Archives", organo degli archivisti francesi che nel 1972 avevano espresso questo lusinghiero giudizio: "La Direzione degli Archivi di Stato italiani ha avviato la compilazione di una Guida generale degli archivi di Stato, la cui indagine preliminare è stata lanciata nel 1969. È un'impresa enorme quale la Direzione degli Archivi di Francia non saprebbe da parte sua, nello stato attuale di cose, progettare. In realtà la Direzione degli Archivi di Stato italiani dispone di un vasto Ufficio Studi e Pubblicazioni dotato di mezzi nei confronti dei quali l'infelice servizio tecnico della Direzione degli Archivi di Francia fa la figura di povero vergognoso".
Il giudizio concludeva con le felicitazioni presentate ai colleghi italiani per questo 'magnum opus'. Le aspettative non sono state deluse: il 'magnum opus' è ora realtà. La "Guida" di cui è previsto il costante aggiornamento per registrare i continui versamenti di nuovi documenti di cui gli archivi si arricchiscono deve ora servire di base per la programmazione dei lavori di ordinamento e inventariazione, che, favorendo l'utilizzazione di quel prezioso deposito da parte della ricerca, permetteranno all'amministrazione archivistica di assolvere il compito suo preminente e di soddisfare le legittime aspettative del mondo della cultura.

Accanto alla "Guida generale" l'Amministrazione archivistica italiana ha curato una serie di piccole monografie, dal titolo "Itinerari archivistici", con l'intento di divulgare la conoscenza del nostro patrimonio documentario tra un pubblico più vasto di quello ristretto degli specialisti.
I volumetti dedicati all'utilizzazione archivistica, al Centro di fotoriproduzione, legatoria e restauro, all'Archivio centrale dello Stato e alle singole regioni italiane, sono gratuiti e vanno richiesti il secondo e il terzo all'ente specifico, gli altri all'Archivio di Stato del capoluogo della regione.

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