Dopo Americana. Storie e culture degli Stati Uniti dalla A alla Z (Il Saggiatore, 2012), utilissima ricognizione sulle parole chiave dell'universo culturale statunitense nella sua accezione più ampia, Cinzia Scarpino, Cinzia Schiavini e Sostene Zangari pubblicano ora per Odoya con un nuovo lavoro enciclopedico: questa volta i tre studiosi collocano sotto la lente il canone letterario statunitense, soprattutto quello del romanzo, della seconda metà del ventesimo e inizio ventunesimo secolo, affrontando il difficile compito di individuare, nel "caleidoscopio di voci e di parole" che è la letteratura statunitense contemporanea, i fili di una tradizione organica, consistente e riconoscibile. Ne escono quaranta, ben approfondite schede sui romanzieri che gli autori individuano come più rappresentativi dei settant'anni di letteratura sotto osservazione, arricchite da introduzioni critico-metodologiche e appendici sinottiche sugli altri generi . Le scelte degli autori si muovono seguendo due direttrici, che finiscono poi inevitabilmente per intersecarsi: da un lato gli autori giustamente individuano nel passaggio tra modernismo e postmoderno il cardine tanto stilistico quanto ideologico che presiede alla nascita della narrativa statunitense contemporanea. Si tratta del passaggio da una visione dell'arte coinvolta nella crisi dell'estetica, a un'arte che supera quella crisi con due movimenti decisivi: mettendo al suo centro un interesse quasi morboso per il meccanismo del comunicare e recuperando quei generi (popolari, di consumo e non canonicamente "letterari") che il modernismo aveva ripudiato. Emergono dunque in chiara evidenza quegli autori della letteratura americana che maggiormente hanno partecipato alla svolta postmoderna, da Nabokov a Barth, da Pynchon a DeLillo, sino a Auster, McCarthy e Wallace. La seconda direttrice che muove l'interpretazione della letteratura statunitense contemporanea di questa Guida e, di conseguenza, la scelta delle voci ritenute più rappresentative, è la consapevolezza di un paese, gli Stati Uniti, che proprio dal secondo dopoguerra, e in particolare a partire dagli anni sessanta, è sempre più multiculturale, sia nella sua composizione sociologica sia nella sua autopercezione identitaria. Ne deriva una letteratura, di cui gli autori danno conto in maniera chiara ed esaustiva, segnata da scrittrici e scrittori non riconducibili alla tradizione bianca, anglosassone e protestante che aveva certamente definito la letteratura americana prima del 1945. Ecco quindi emergere un canone letterario statunitense del secondo dopoguerra fortemente radicato nel mosaico multiculturale dell'America contemporanea: i nativi Momaday, Silko e Alexie, gli afroamericani Baldwin, Ellison, Morrison, Walker, gli ebrei Malamud, Bellow e Roth e poi ancora gli asiatico-americani (Kingston), gli italo-americani (Puzo), i cicanos (Cisneros). Andrea Carosso
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