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L'ultimo dramma di Schiller: un messaggio patriottico e popolare al pubblico tedesco della sua epoca, impegnato nelle guerre di liberazione antinapoleoniche.
Portato a termine nel 1804, l’anno dell’incoronazione di Napoleone a imperatore, Guglielmo Tell è l’ultimo dramma di Schiller. Con esso l’autore lancia un appassionato messaggio al pubblico tedesco della sua epoca: quella delle guerre di liberazione antifrancesi, appunto. Mettendo in scena gli Svizzeri del Trecento in lotta contro l’arrogante dominio austriaco, impersonato dal tirannico procuratore Gessler, Schiller richiama il proprio pubblico alle virtú civiche: senso di dignità e umanità, odio per l’oppressore e amore per la libertà, bene supremo per cui i cittadini – legati fra loro da vincoli solidali – devono essere disposti a morire. Nella pièce, rito patriottico e festa popolare si fondono in uno spettacolo di grande efficacia teatrale, in cui l’eroe non è incarnato solo in Tell, ma in una moltitudine di personaggi vivi e frementi che si riversano sul palco fra grandi macchine sceniche, sorprendenti effetti di luce, musiche, sfondi sensazionali, in una sorta di Kolossal ante litteram. Tuttavia, come nota nell’Introduzione Giuliano Baioni, richiamando l’attenzione sulla solitaria individualità di Tell: «In questa sua verginità sociale e politica, nel suo amore del rischio e della vita errabonda fra le montagne egli è già una figura della mitologia popolare moderna, o addirittura un antenato del libero eroe western che, alla fine della storia, butta via la pistola proprio come fa Tell con la sua balestra nell’ultimo atto».
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