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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2016
“Questo libro rappresenta il mio approccio personale all’illustre storia del karate. Come molti degli studi storici che abbiamo dovuto affrontare in un momento o nell’altro della nostra vita, quest’opera non intende essere un trattato enciclopedico. Ciò richiederebbe una pazienza e una documentazione maggiori di quelle che io e qualunque altro storico del karate possediamo. Si tratta invece di un tentativo di raccontare l’evoluzione del karate di Okinawa attraverso i suoi più autorevoli praticanti. Questi uomini, i sensei come le canaglie, furono eroi popolari del loro tempo e sono entrati nella leggenda attraverso la tradizione sia scritta che orale dei discepoli” (p. 11)
Richard Kim, nato ad Honolulu nelle Hawaii nel 1917, è stato uno dei maggiori esperti di Karate del ‘900 e nel 1974, dopo essersi trasferito a San Francisco negli anni ’50, ha tentato con questo libro di mettere un altro pezzo di puzzle nell’antica storia del Karate. Richard racconta in una cronostoria basata sulla vita dei vecchi maestri di karate, sensei, e i loro discepoli, quelle che sono le basi del karate di Okinawa, le diverse tecniche e molti aneddoti, tramandati di padre in figlio, di maestro in discepolo per via orale. L’opera è solo un pezzo del puzzle appunto e più volte si rimanda ad altre fonti per approfondire certe tematiche.
Il manuale è consigliato per chi già pratica questa disciplina da diverso tempo e ha voglia di scoprirne in modo più dettagliato le origini e le diverse sfaccettature, per immergersi completamente nel meraviglioso mondo del Karate, fatto di tanta tecnica, disciplina e meditazione. Non si troveranno pagine riservate e come eseguire una tecnica di difesa o di attacco in modo perfetto, quindi, e mi rivolgo ai principianti, non è un manuale di Karate.
Guerrieri senza armi cerca proprio di trasmettere al lettore l’essenza del Karate attraverso luoghi, profumi, leggende, aneddoti e racconti. Il titolo richiama proprio l’etimologia della parola Kara-Te, Kara cioè vuoto e Te cioè mano. Non una mano che crea il vuoto, ma una mano vuota, cioè una mano senza armi, proprio come i suoi maestri, i suoi discepoli e dunque i suoi guerrieri.
Recensione di Marco Cattaneo
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