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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2012
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Come e quanto sono cambiate le guerre nell'era post-bipolare? Nicola Labanca mostra come vi siano basi argomentative assai deboli per separare nettamente Guerra fredda e post-bipolarismo da questo punto di vista. Al centro del dibattito non vi può che essere il fortunato lavoro di Mary Kaldor New and Old Wars (1999), così come il precedente volume dello storico israeliano Martin van Creveld The Transformation of War (1991), di minore diffusione pubblica, ma assai noto agli specialisti. Labanca mette in luce, tuttavia, come le guerre "post-nazionali", o comunque le si voglia chiamare, non siano affatto "nuove": già nell'epoca bipolare, infatti, le guerre di decolonizzazione, le guerre di guerriglia e le guerre civili non furono più "guerre tra Stati" ma "guerre dentro gli Stati". Il conflitto in Vietnam, in realtà, fu contemporaneamente "guerra asimmetrica" (gli Stati Uniti contro la guerriglia nordvietnamita), "guerra civile" (tra vietcong e governativi del sud), "guerra locale internazionalizzata" (per il coinvolgimento di Cina, Urss e Usa) e "guerra di liberazione nazionale" (contro l'invasore americano, nell'interpretazione nordvietnamita). I testi antologici proposti da Labanca mostrano assai bene la ricca articolazione del dibattito sulla guerra in età post-bipolare: dalle riflessioni di Kaldor (che nel tempo si sono modificate) a quelle sulla cosiddetta "rivoluzione negli affari militari" (Rma), che consisterebbe nell'accresciuta rilevanza degli armamenti "intelligenti" e nell'intolleranza per le perdite e per i danni collaterali. Anche a questo proposito, però, osserva il curatore, le fasi della Guerra fredda non furono certo "pre-tecnologiche": informatica e telematica iniziarono a diffondersi nei grandi sistemi d'arma già negli anni settanta, e non solo dopo il 1989.
Giovanni Borgognone
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