L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Pubblicata in tedesco a ridosso della guerra in Afghanistan, questa lunga intervista a Eugen Drewermann, teologo cattolico eterodosso e psicoterapeuta, costituisce non solo una riflessione sul tema della guerra e del pacifismo, ma è anche, come sottolinea Vattimo nell'introduzione, "un piccolo trattato di etica e di filosofia della religione". Il libro non interessa tanto per la novità delle tesi sostenute, quanto per le modalità con cui esse vengono dispiegate all'interno del dibattito fra pacifisti e interventisti, e soprattutto per la radicalità con cui il messaggio cristiano del Sermone della montagna viene opposto al principio fondamentale del giusnaturalismo e del contrattualismo moderni, che partono invece dall'assunto della legittimità dell'autodifesa e della liceità di opporre violenza alla violenza. A un'idea retributiva del diritto, e alla logica omeopatica dei realisti, che ritengono di curare il male aggravandolo e innescando una spirale di violenza illimitata, Drewermann contrappone la terapia allopatica del perdono e della non violenza, in una visione che salda cristianesimo, induismo, buddismo e islamismo, e al tempo stesso si richiama a esperienze storiche precise. In particolare, l'esempio della Commissione di verità e riconciliazione istituita in Sudafrica consente di mostrare come sia possibile abbandonare le nozioni di bene e di male assoluti che alimentano e legittimano l'idea di guerra giusta senza cadere nelle secche del relativismo. Si tratta di un pacifismo non ingenuo, i cui argomenti costituiscono altrettante sfide anche per i sostenitori della teoria della guerra giusta e per coloro che nell'11 settembre individuano l'aprirsi dell'era della guerra globale.
Gabriella Silvestrini
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore