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La Grande Guerra non ha eroi. I protagonisti non sono re, imperatori, generali. Sono fanti contadini, i nostri nonni.
La guerra dei nostri nonni racconta il conflitto '15-'18 sul fronte italiano, alternando storie di uomini e di donne: le storie delle nostre famiglie. Attraverso lettere, diari di guerra e testimonianze, conduce nell'abisso del dolore, ma ci dimostra anche come la Grande Guerra sia stata la prima sfida dell'Italia unita: una sfida vinta.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La guerra dei nostri nonni è la testimonianza della guerra del '15-'18 raccontata attraverso le lettere e i diari di guerra di chi l'ha vissuta in prima persona. Una testimonianza che mette in luce la crudeltà e l'orrore di una guerra condotta da ragazzi giovanissimi che hanno sacrificato la loro libertà e, in molti casi, le loro stesse vite per combattere per la loro patria con onore e sacrificio, ma anche e soprattutto con angoscia e paura. Certe testimonianze sono davvero toccanti. Credo che tutti debbano leggere un libro di questo genere per capire cosa significhi realmente perdere la libertà e combattere per riaverla.
Ho divorato questo libro, perchè mio nonno era un Cavaliere di Vittorio Veneto. Era molto orgoglioso di questa onorificienza, e tutte le volte che indossava il vestito "buono"metteva lo scudo di Cavaliere. E' morto che avevo poco più 15 anni, abitavamo...lontano (allora fare 150 km pareva un odissea, ora in poco più di un ora lo potrei andarelo a trovare tutti i giorni...!!! )Non mi ha mai raccontato niente, se non che aveva un paura tremenda, e che sparava dalla trincea senza neanche guardare dove sparava ( o forse era quello che mi raccontava per non dirmi altro...) Questo libro in grandi linee, mi ha fatto capire cosa hanno subito e visto quegli occhi azzurri che avevo di fronte.Ho poi fatto io militare negli Alpini, e come campo lavoro sono stato un mese a ripulire la strada degli Eroi, sul momte Pasubio, e un pò ho potuto immaginare la vita di questi soldati. Mio nonno è morto nel 1972, ed e i suoi reti sono stati riesumati nel 2014. Io, contro tutti i miei fratelli, che mi dissudevano, ho voluto assistere alla mesta cerimonia, ricordando che una volta chiesi a mio padre, dove era finita la medaglia di Cavaliere di mio nonno. Lui mi rispose che era nella tomba con lui.Al necroforo, chiesi se era possibile che venisse ritrovata, e questi mi disse che se era d'oro, si, era possibile. Per farla breve, ora la ho io, e la custodirò gelosamente, per tutta la vita.
Purtroppo l'autore, nonostante l'abbondanza del materiale a disposizione, non è riuscito a trasmettere a chi legge le sensazioni, le emozioni e anche gli aneliti di chi, in battaglia o sul fronte interno, fu impegnato in quel sanguinoso conflitto. I motivi sono più d'uno: l'impostazione dell'opera, senza idee ben precise sul messaggio che con essa si voleva comunicare; il taglio giornalistico della scrittura, imputabile anche al fatto che Cazzullo è inviato ed editorialista del Corriere della Sera; il tono, che non è mai in linea con ciò che si sta scrivendo, nel senso che è distaccato quando l'autore dovrebbe essere partecipe ed è invece enfatico quando invece occorrerebbe la logica freddezza di un necessario approfondimento; ed è proprio nell'approfondimento che è carente, nel senso che manca questa caratteristica indispensabile per definire saggio storico il libro, che invece finisce con il trascinarsi in notizie, peraltro già ben note. Forse il desiderio di raccontare tutto è andato a discapito della qualità, ma questa è una colpa dell'autore che doveva senz'altro parlare della Grande Guerra nell'ottica degli umili soldati che l'hanno combattuta, ma poi questo obiettivo si deve essere perso per strada, fra tanti capitoli di argomenti diversi, che non hanno neppure un filo logico che li unisca. Ne risulta una sorta di minestrone, che se non è indigesto, però risulta anche senza sapore, al punto che dopo aver letto mi sono pentito di essermelo procurato. Dulcis in fundo le fonti non vengono citate ed è logico in un libro che non dice nulla di più di quanto già sapessimo, scritto per onorare la memoria dei nostri nonni che, però, se fossero ancora vivi, avrebbero non poco da risentirsi.
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