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Probabilmente il libro più completo sull'immensa catastrofe abbattutasi sull'Unione Sovietica, dall'Operazione "Barbarossa" alla presa di Berlino. Scorrevolmente scritta vanta un altissimo numero di dettagli e di testimonianze. Imperdibile per chi vuole approfondire i fatti accaduti nella più grande e sanguinosa campagna militare di ogni tempo.
Libro abbastanza deludente; nonostante la ricca documentazione e la lodevole opera di ricerca archivistica l'autore non riesce a trasformare i dati e le informazioni disponibili in una narrazione coerente e adeguata alla grandiosità e tragicità degli epocali eventi della guerra all'est. Non manca ancora, nel XXI secolo, un elemento di tendenziosità antisovietica e inoltre è evidente una errata suddivisione della materia con estrema sintesi per l'ultima e decisiva parte della guerra ed eccessiva prolissità nella prima parte. Sicuramente il suo presunto maestro John Erickson ha scritto ben altri libri sull'argomento (soprattutto l'insuperabile in due volumi Stalin's war with Germany).
Ottimo testo che documenta con ricchezza di fonti la guerra, terribile e spesso inimmaginabile nella sua crudeltà e totalità, , combattuta sul fronte orientale dopo l'attacco hitleriano del 22 giugno 1941 ( il giorno più lungo). Specialmente i cultori di storia militare ne trarranno beneficio, vista l'impostazione e la formazione dello studioso, al quale va riconosciuta l'indubbia capacità di muoversi a suo agio all'interno di meccanismi complessi e diversificati. Anche chi, come me, non è propriamente esperto di strategie militare, tattiche, tecniche, armamenti e mezzi in dotazione, trae beneficio da questo importante saggio che sa offrire al lettore delle convincenti considerazioni sulle ragioni che portarono a questo scontro epocale. In una materia così ardua, è ovvio che non possono non mancare le considerazioni o i giudizi che non sempre, almeno da parte mia, sono del tutto condivisibili, ma credo che questo avvenga per ogni opera storica. Da leggere.
Recensioni
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La sanguinosissima guerra tra i sovietici e il contingente guidato dalle truppe naziste fu totale (cioè "combattuta da tutte le componenti della società") e assoluta (volta all'annientamento reciproco). Allievo del compianto John Erickson, tra i più fini studiosi di quei fatti, Chris Bellamy chiarisce questo assunto con encomiabile acribia, integrando gli elementi già noti con altri contenuti in documenti che solo negli ultimi anni sono divenuti accessibili. L'opera parte dall'attenta analisi delle forze in campo e dei rapporti fra di esse instauratisi nel periodo immediatamente precedente all'Operazione Barbarossa. Sono quindi ripercorse le varie fasi di un conflitto caratterizzato, per Stalin e i suoi, da gravi errori, come l'aver dislocato le divisioni più deboli proprio a Kiev, dov'era previsto l'attacco più devastante, ma anche da un eroismo che nessuna condanna dello stalinismo può cancellare, perché messo in azione da tutti i cittadini. E ne vennero mobilitati più di trenta milioni.Certo, l'Urss vinse anche per la prodigiosa capacità lavorativa di Stalin e Molotov il quale fece in modo che la Tass garantisse trasmissioni radio in tutto il territorio e l'efficienza di Voznesenskj, responsabile dell'arduo spostamento di tutte le più importanti risorse verso est; i primi colpi ricevuti in Bielorussia furono infatti ragione, tra la popolazione come nello stato maggiore sovietico, di un profondo panico. Per di più, gli aiuti occidentali giungevano con difficoltà, causa il gelo. Ma si riuscì lo stesso a fermare Hitler, che arrestò l'ormai fallimentare campagna alla notizia dello sbarco alleato in Italia.
Daniele Rocca
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