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Tra giallo e commedia nera, scivoleremo in uno spassosissimo intreccio degli equivoci, dove nessuno è davvero chi dice di essere e, come nella vita vera, chiunque indossa una maschera per celare ossessioni e desideri inespressi.
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È la prima volta che mi capita di leggere un giallo dove non mi interessano gli omicidi ne chi li commette ma la storia personale delle due protagoniste. Una buona scrittura che alterna prima e terza persona, presente e passato. Due donne con un vissuto fatto di dolore e cicatrici: la Signora segnata da una libertà negata e Andrea da un'infanzia violata. Nonostante i loro caratteri appaiano incompatibili, saranno costrette, per disperazione e per necessità, ad affidarsi una all’altra soprattutto in mancanza di alternative migliori. Nascerà una strana coppia che solo per indigenza si improvviserà detective. Tra indizi ed errori, tra sospetti e bugie riusciranno a unire i pezzi dei misteri con la collaborazione di un agente-spia per niente stolto come sembra.
Con questo libro Patrizia Rinaldi ha creato due nuovi personaggi, due detective per caso, la Signora e Andrea, che ci auguriamo vivranno insieme storie da brivido per lungo tempo ancora. Non si tratta però solo di un romanzo di genere, un thriller di consumo come tanti. La scrittura dell'autrice travalica i limiti del genere e si fa linguaggio letterario con le sue esigenze. Per me è una prova ulteriore delle capacità creative di una grande scrittrice. "Modestamente"
Donne in fuga, e donne in cerca di guai. Due donne diversissime tra loro, per età, origine e vissuto, in fuga perché ferite crudelmente, ciascuna a suo modo, in quello che è più intimo e radicato nelle femminilità di una donna, l’amore di una madre per la figlia e viceversa, e che incappano nei guai peggiori, una serie di misteriosi omicidi. Il tutto nello scorrere frenetico di fatti e avvenimenti tumultuosi ed esagitati, se poi qualsiasi traversia, già spiacevole di per sé stessa, sovviene quando cala il buio, allora tutto si complica ulteriormente, si aggrava, è peggio che andare di notte, nei modi di dire in uso nel napoletano si impreca che è, appunto, un guaio di notte. Un racconto sull’estrema vulnerabilità del genere, e insieme sul loro stoicismo solidale, la fermezza e la forza d'animo nell' affrontare le difficoltà e le avversità dell'esistenza purché siano unite, sodali oltre qualsiasi differenza di età e di censo. Una attenta analisi sulle incrinature, sui solchi e le scissioni incise a forza su psiche e caratteri, allorché fatti come abusi, arbitri, brutalità, abbandoni e delusioni feriscono ad ogni età. Si usa dire però che è dalle crepe che fuoriesce la luce, ed è davvero così in questa storia, trapela dalle crepe la luce della simbiosi, è spia di un completamento, la Signora e Andrea l’Autista, le due protagoniste, sono in reciproco ascolto e supporto l’una con l’altra. Per poi ritrovarsi e congiungersi in una sorta di recuperato e reciproco amore materno - filiale, e ricostruirsi e ritemprarsi nell’unica vestigia sopravvissuta al glorioso passato, una sorta di minuscolo buon ritiro nei pressi di Palazzo Donn’Anna, con tanto di vista spettacolare sul panorama del golfo di Napoli, con Vesuvio annesso, modestamente.
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