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Anno edizione: 2022
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Derelitti. Sulla scia del gioco intellettuale che sottende questo libro, una ricerca degli indizi che conducono alle verità incastonate nei dolori più persistenti, anche l'etimo di derelitti è una parola significante. De-relicti, abbandonati, negletti, orfani. Flavio, Enrico, Silvio, Tilde, Luisa, Lyutsiya, Ele. Il grido dei derelitti. Tutti derelitti, travolti dalla vita o alla ricerca di qualcosa che possa risolvere, o almeno solo lenire, il dolore. Alla ricerca di tracce che indichino la via d'uscita. La letteratura lascia tracce. Silvio Salemi lascia tracce. Sergio Saggese lascia tracce, di sé, della sua sensibilità. Tra tutte, la mia preferita è quella dello strazio di Luisa. 𝑆𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑜 𝑎𝑢𝑡𝑜𝑔𝑟𝑎𝑓𝑜 𝑑𝑖 𝑆𝑎𝑛𝑑𝑟𝑜 𝑆𝑎𝑙𝑒𝑚𝑖 - 𝑆.𝑆.- 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑎𝑡𝑜 𝑎 𝑚𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑝𝑎𝑔𝑖𝑛𝑒 6, 13, 15, 53, 66, 67, 92, 93, 94, 96 𝑑𝑒𝑙 𝑟𝑜𝑚𝑎𝑛𝑧𝑜 𝐴𝑙𝑒𝑥𝑖𝑠, 𝑑𝑖 𝑀𝑎𝑟𝑔𝒉𝑒𝑟𝑖𝑡𝑒 𝑌𝑜𝑢𝑟𝑐𝑒𝑛𝑎𝑟, 𝐺𝑖𝑎𝑛𝑔𝑖𝑎𝑐𝑜𝑚𝑜 𝐹𝑒𝑙𝑡𝑟𝑖𝑛𝑒𝑙𝑙𝑖 𝐸𝑑𝑖𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑀𝑖𝑙𝑎𝑛𝑜, 𝑔𝑖𝑢𝑔𝑛𝑜 1962. Trovatela, leggetela, avrete il cuore contuso dai battiti anche voi. libr-ida-leggere 📚
In “Il grido del gatto” Sergio Saggese riesce a scavare in profondità nell'anima dei personaggi e a metterne in luce le cose belle e le cose mostruose che sovente l'inconscio copre pietosamente. Lo fa senza giri di concetti, senza falsi e melensi e ipocriti stereotipi di buon costume, ma va diretto al nocciolo senza pietà. E’ sconvolgente, come sconvolgenti sono i personaggi, presi e fotografati in una realtà dura e oscura, maligna, ma tremendamente sincera. Ed è questa, tra l'altro, una delle maggiori caratteristiche di un buon libro di narrativa, io credo. Appassiona la storia di Flavio, il figlio, ma ancor di più la "retrostoria" del padre, disseminata ai margini delle pagine di tanti libri, una vita distrutta e suddivisa in tanti pezzi-pagine, come un mostruoso gigantesco puzzle che mai si ricomporrà. E’ un libro aspro per i suoi contenuti, ma per questo affascinante e intrigante; un libro che si lascia leggere senza interruzioni.
Il personaggio centrale del libro è Flavio, l’io narrante, con una storia familiare molto particolare che lo rende emotivamente tormentato. Soffre di coliche “coliche atroci, come se le emozioni deviassero negli intestini per essere digerite. E’ questo che in fondo faccio, digerisco i sentimenti”. Una delle principali preoccupazioni di Flavio è quella di ricostruire la storia di suo padre, morto suicida quando lui aveva 17 anni, attraverso delle annotazioni che questi lasciava sui libri, ai margini delle pagine. E infatti, uno degli spunti narrativi più intriganti del libro è proprio la ricerca e la ricomposizione di questa biblioteca andata dispersa dopo la morte del padre. Tracce, più o meno labili, di un’autobiografia che sembrano voler andare a comporre un romanzo. Un’autobiografia affidata ad altri libri, quasi questi fossero l’unico rifugio della vita. Forse di più, visto che per Flavio la ricerca dei libri ne coinvolge il fruscio, l’odore, la consistenza, come fossero oggetti vivi, non certo inanimati. Oltre alla famiglia si muove intorno a Flavio un piccolo gruppo di amici (Tiziano, Ele, Maria), con ognuno dei quali il protagonista interagisce in maniera diversa evidenziando, così, aspetti particolari del suo e del loro carattere. Si và dalla rivalità risentita con Tiziano, amico saccente e “citazionista”, all’attrazione per Ele (condivisa con lo stesso Tiziano) che avrà sviluppi importanti e drammatici nel corso della storia. L’idea portante de “Il grido del gatto” la troviamo in una battuta (pag. 81): “La vita trasmessa come malattia”, che ci rimanda a Cesare Pavese e alla sua “Malattia di vivere”. E’ un sentimento sottile, questo, che percorre tutto il testo e potrebbe esserne la chiave di lettura, la cui metafora è proprio nelle coliche che affliggono il protagonista. Il tutto è sostenuto da una scrittura asciutta ed essenziale, con poche o nulle ridondanze letterarie. Che, tra le tante qualità del libro, non è da ritenersi certo secondaria.
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