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Anno edizione: 2009
Anno edizione: 2010
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Great Jones Street di Don Delillo Ed. Einaudi. Bucky Wunderlick rock star di fama internazionale grazie al talento speciale di creare musica e canzoni capaci di accendere le masse, letteralmente renderli distruttivi e liberi, improvvisamente si allontana da tutto e da tutti. Si rifugia in Great Jones Street, una via di New York dove nello spartano appartamento della fidanzata Opel, che diventa una “agorà”, uno scenario semiteatrale, al suo interno incontra i personaggi più disparati ma soprattutto cerca di trovare quello che ha perso, dopo un vita breve ma intensa di esperienze al limite, se stesso. Libro scritto nel 1973, opera già sperimentale in cui i dialoghi volgono ad un allucinante surreale di frase confezionate quasi a caso, non è certamente il migliore di DeLillo ma porta ad interessanti spunti di riflessione, l’utilizzo dei personaggi diventati icone e il loro sfruttamento sfinente, il valore, il potere delle parole nelle canzoni e il bisogno di mollare tutto per riavere ogni cosa. Come al solito DeLillo supera il concetto di strumentalizzazione dei divi per portarlo al limite della sensibilità e creare un processo di empatia verso qualcuno ben lontano dalla nostra normalità. Consigliato “sentivo odore di neonati e di immondizia lussureggiante. I gradini piastrellati avevano gli angoli rotti. Great Jones Street, Bond Street, Chrystie Street, Essex Street. Avevamo attraversato la Londra del sedicesimo secolo con le mani in tasca.”
“Eravamo come angeli che si davano ospitalità a vicenda nell'assenza di qualsiasi desiderio, inebetiti da una passività comune a vagare alla deriva tra particelle subatomiche. L'amore delle menti dovrebbe vivere oltre la vita materiale. E forse è così, come se ciascuna mente fosse una stella di neutroni, invisibile se non agli occhi della teoria, che impone la sua forza di gravità allo spazio per trovare un'amante”. Great Jones Street è la storia rovesciata di una ricerca di libertà: un musicista celebre si ritira in un piccolo appartamento newyorchese e si isola, cercando così di smitizzarsi e tenersi nascosto, spogliandosi al minimo della leggenda e della fantasia di sé stesso. Naturalmente il mondo, reale e massmediatico, continua a portare contro la rockstar le sue zone di pressione, la gravità che impedisce di riconciliarsi con l'orrore anonimo, di resistere alla verità del fatto che egli si sente classificato nella categoria delle cose. Suoi vicini di casa sono l'anziana madre di un ragazzo disabile e un vecchio scrittore fallito, artefice di letteratura impossibile, su pornografia e finanza. L'energia è la forza dell'universo e Bucky sente un dolore solitario, opaco e senza radici: ad assediare il suo equilibrio arrivano numerosi antagonisti, che ruotano tutti intorno al “prodotto”, una droga fantascientifica che agisce sui centri del linguaggio inaridendo la facoltà di parola, e dall'altro lato sui misteriosi e segreti nastri della montagna, giovanili incisioni acustiche del cantante che contengono la sua anima più sincera, oggetto taumaturgico per l'avido mercato discografico. Così si sviluppano i pensieri e le narrazioni di De Lillo, orientate tra fama, eccesso e insania: l'uomo massificato non è libero; bisogna costruire spazi interiori. È l'unica direzione rimasta per costruire. Il male è un movimento in direzione del nulla. Spesso gli avvenimenti potenziali sono più importanti di quelli veri, nell'universo delle multinazionali come in quello delle comu
Difficile per me dare una votazione, in quanto la trama è lontana anni luce dai mie gusti; squallore, degrado, volgarità e certi ambienti non mi attraggono, però siamo di fronte ad uno Scrittore con la S maiuscola. Davvero un grande!
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