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Anno edizione: 2012
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Al momento, questo è l'ultimo libro edito di Giorgio Bocca, scomparso a Natale dell'anno scorso all'età di 91 anni. La prima idea che egli, citando il sociologo De Rita, ci invita a non accettare è il consumismo ossessivo della gente che vuole l'eccezionale, il lussuoso e lo strano. Il consumismo che serve a compensare il lavoro, meno faticoso, ma più alienante che in passato. Nel mirino Berlusconi, Putin, Sarkozy, Lukascenko e tutti i "piccoli Cesari". Il lavoro è anche al centro della seconda idea da rifiutare: la produttività che insegue mode e consumi indotti. Nel mirino l'ad Fiat Sergio Marchionne e le delocalizzazioni delle fabbriche italiane in altri paesi. Terza idea è la comunicazione, ridotta ormai a luoghi comuni e a un linguaggio poverissimo. Nel mirino è ancora Berlusconi, che comunica solo per vendere e per comprare. Poi vengono la speculazione finanziaria e la corruzione dilagante, colpa del neocapitalismo rampante, di banchieri e manager, come Lloyd Blankfein e Gary Cohn di Goldman Sachs oppure di Rick Wagoner di General Motors. Citando il sociologo Edgar Morin, viviamo con una bomba a scoppio ritardato nel nostro armadio. Additate ancora le responsabilità del Cavaliere e del suo partito del fare, a ogni costo e a ogni prezzo. Parafrasando Cartesio, "rubo dunque sono" è alla base della nuova filosofia criminale. La sesta idea che Bocca ci invita a non accettare è il vuoto di una informazione che sia comprensibile. L'ermetismo, l'oscurità, gli idiomi segreti delle ricchezze e del potere sono un portato inevitabile di rapporti sociali inconfessabili. Ne sono esponenti il dandy di Ro Ferrarese Vittorio Sgarbi, l'ex direttore, il vice direttore e l'editore del Giornale, rispettivamente Nicola Porro, Vittorio Feltri e Silvio Berlusconi. L'Italia è dunque senza speranza? No, c'è lo stellone. E questo è il settimo No, grazie. Ed è anche l'ennesima tirata nostalgica alla resistenza, che Bocca visse in prima persona 68 anni fa.
Un ottimo testamento concettuale Grazie No, l'ultimo saggio di Giorgio Bocca. Il grande giornalista ci offre uno spaccato critico dell'Italia di oggi, tra ruberie compiaciute e comunicazione malata. I furti ad alti livelli (finanza, politica) vengono equiparati alla disonestà del passato e a quando essere chiamati "ladri" era un vero insulto, contrariamente ad oggi, tempi nei quali ci si compiace di depredare i beni degli altri. Non mancano i riferimenti a Berlusconi, ma come sottofondo; il Cavaliere è il simbolo di un sistema moderno, che si fonda esclusivamente sul commercio e sull'immagine. Per il resto, si naviga attraversando tutte le contraddizioni del giorno d'oggi, tra politica inconsistente e computer collegati sul nulla. La scrittura è validissima e si ammira anche al di là dei concetti, sui quali si può non essere d'accordo. Il reportage è efficace, lucido, con qualche caduta di gusto quando si esasperano inutilmente i toni. Nell'attaccare i Misseri, Bocca critica anche la povera Sara. Dei talent show : celebrano corpi giovani per il voyeurismo e l'attaccamento alla pedofilia di un certo pubblico, al di là della qualità dei cantanti. L'attacco mi sembra fatto a programmi come X factor, Amici. Per Bocca, che nel finale parla della Resistenza, il mondo moderno è senza pudore mentre quello antico, quello dei contesti contadini e finanche tra i fiancheggiatori di terrorismo e criminalità del passato , c'era un'etica che oggi manca del tutto in tutti i campi. ROMOLO RICAPITO
Recensioni
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Anche in Italia, il libretto di Stéphane Hessel Indignatevi! ha avuto un notevole successo: ma forse non c'era bisogno di andare in Francia a cercare un autore in grado di parlare come coscienza critica di un paese e di articolare un'analisi pungente e severa delle nostre condizioni attuali a partire dalle basi ideali della Resistenza al nazifascismo.
Giorgio Bocca è stato il testimone per eccellenza di quei valori fondanti e di un'attività instancabile di ricerca della verità: per questo il suo ultimo libro - uscito postumo - stigmatizza una serie di idee a cui ci siamo assuefatti e che invece dovrebbero farci sobbalzare, scuoterci dal torpore, farci reagire per cambiare. Per lui era così ed è questo il testamento morale che ci lascia.
Dal mito della crescita infinita a quello della fine del lavoro, dall'inevitabilità della corruzione all'equivalenza tra fascisti e antifascisti, dall'incontrastato dominio sulle nostre vite della finanza e della tecnologia all'impoverimento della lingua e all'involgarimento dell'informazione.
Un breve libro per illuminare la notte italiana e incenerire i falsi idoli e i luoghi comuni che ci propinano e vorrebbero farci accettare.
Giorgio Bocca non intendeva rassegnarsi, e in questo pamphlet alza la voce, come suo solito, per denunciare le scorciatoie del pensiero unico, a cui si deve rispondere con un sonoro e liberatorio: Grazie, no!
Qui Bocca tira le fila di un discorso lungo una vita intera, e punta l'indice sul cortocircuito che porta le "democrazie conformiste" ad essere - di fatto - democrazie reazionarie, e quindi a negare la propria stessa natura partecipativa.
Assieme alla "crescita folle", alla "lingua impura", al dominio della finanza e alla corruzione generale, Bocca prende in esame anche il deterioramento apparentemente inarrestabile della professione di cui è stato riconosciuto maestro, e alla quale ha dedicato l'intera esistenza.
Il giornalismo non se la passa tanto bene, sostiene Bocca, e a riprova di questa sconfortante diagnosi cita la pervasività della disinformazione televisiva, la progressiva assimilazione fra il linguaggio del gossip e quello della cronaca, la diseducazione alla fruizione dell'informazione stessa, e il sensazionalismo, che nel suo generare rumore attorno a fatti di cronaca finisce per cancellare tutto ciò che preesiste a quella cronaca: le condizioni sociali e umane in cui ha potuto maturare un evento.
Infine, ma non ultimo in ordine di importanza, il libro di Bocca è pervaso da un sentimento patriottico a metà fra la disillusione e la fiducia: egli è stato - è vero - autore di alcune fra le pagine più critiche nei confronti del popolo cui appartiene, ma la sua vicenda di formazione, soprattutto, nelle fila dei partigiani, gli consente di guardare a quel che sarà con un margine di ottimismo.
Bocca ci ricorda, con l’autorità del testimone e la vividezza del grande cronista, che già altre volte (ultima la guerra partigiana, così vicina e così preziosa) l’Italia fu sul punto di soccombere, ma gli italiani hanno saputo trovare in loro stessi la forza di salvarsi.
Imparando a dire dei no, troveremo la forza di andare ancora avanti, anche grazie a persone come lui.
A cura di Wuz.it
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