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Questo testo raccoglie interventi di quindici studiosi (tra cui spiccano in particolare i nomi di Bauman e Žižek) che inquadrano numerose tendenze politiche legate agli eventi di questo primo scorcio del XXI secolo. Si tratta di una lettura di partenza utile perché fornisce coordinate interessanti per provare a comprendere meglio questa fase storica, definita “grande regressione”, soprattutto in riferimento a temi del populismo e della crisi economica.
In un famoso libro del 1944, “The Great Transformation”, Karl Polanyi, esaminando l’ondata liberista dell'800, ne registrava due movimenti interni: prima la spinta verso la liberalizzazione dei mercati e la lacerazione delle nicchie sociali proprie del precedente mondo agricolo; poi la nascita di movimenti reclamanti nuove garanzie sociali ed economiche. Alcuni analisti notano delle analogie fra queste dinamiche e quelle indotte dalle trasformazioni neoliberiste degli ultimi decenni. In questo volume quindici studiosi discutono un punto: la globalizzazione, anziché realizzare la promessa crescita generale e l’armoniosa coesistenza fra i popoli, ha prodotto diffuse asimmetrie economiche e sociali. In più, la crisi della statualità di vaste regioni mediorientali (Siria, Iraq e Afghanistan su tutte) ha dato vita a migrazioni e a fenomeni terroristici che, interagendo con la crisi economica e demografica dell’occidente, hanno provocato una “insurrezione mondiale contro l’ordine liberale e progressista post-1989, definito dall’apertura delle frontiere a persone, capitali, beni e idee, che assume i tratti di una rivolta democratica contro il liberismo” (p. 92). Questa rivolta mette in dubbio il valore stesso della democrazia e inclina verso alternative autoritarie e/o populistiche. Pure operando le dovute distinzioni, si scorge un filo rosso fra il trumpismo negli Usa, il successo di movimenti antisistema in Europa, le leadership autoritarie di Modi in India, di Putin in Russia, di Erdogan in Turchia, di Orban in Ungheria. In Occidente, le rivendicazioni securitarie e protezionistiche prevalgono su quelle dei diritti umani e civili, le istanze sovranistiche e di rafforzamento dei confini prevalgono su quelle di cooperazione internazionale. La “fine della storia” e la globale affermazione della liberaldemocrazia, preconizzate da Fukuyama, sono smentite dai fatti. Torna in auge, anzi, l’ipotesi di Dahrendorf: il XXI secolo sarà il secolo dell’autoritarismo?
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