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Sono giusto passati cinquant'anni dalla morte di Ferdinando Buscaglione, in arte Fred. Ma cos'è rimasto come immagine del "duro di Porta Pila"? Questo breve saggio del 1999 ripubblicato in questi mesi racconta la vita di Buscaglione, dalla lunghissima gavetta iniziale fino ai pochi, frenetici anni del suo successo. Buscaglione ne esce fuori con un'immagine completamente diversa dal maledetto che sembrava essere l'originale da cui venivano tratti i personaggi delle sue canzoni; lui era invece quasi timido, e sicuramente interessato solamente alla musica, suo amore corrisposto fin da ragazzo; strumentista polivalente, jazzista in grado di fare jam session nientemeno che con Louis Armstrong, arrangiatore maestrale oltre che naturalmente compositore sopraffino, in coppia con il suo amico e vicino di casa Leo Chiosso. Ma ne esce fuori anche un ritratto della Torino prima e dopo la seconda guerra mondiale, con luoghi che ancorché cambiati sono comunque riconoscibilissimi a un bogia nen emigrato quale io sono. L'unico appunto che posso fare è che il libro qua e là soffre di ripetitività, il che è un peccato; a me sarebbe poi piaciuto vedere qualche analisi musicale, ma capisco che era forse chiedere troppo.
Recensioni
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Erano gli anni del rock ma Fred Buscaglione non era proprio rock; come non era "cabaret", come non era "musica leggera". Era Fred e basta: un grande atipico, uno stravagante solitario fra sogni di jazz e realtà italiana, fra New York e Torino, tra scherzo e vita maledetta. Una cometa, con una testa piccola che si schiantò presto (febbraio 1960, all'apice del successo) ma una coda lunghissima capace di arrivare fino a noi e di spingere un autore nato un anno dopo la sua morte a ricostruirne con passione e pazienza la vita. Un libro agile ma dettagliato, un'immersione fonda in un'Italia che non c'è più e fa tenerezza, stupore, nostalgia; nel suo piccolo un libro di storia, non solo musicale. C'è un'appendice con i titoli di tutte le canzoni e i film ma sono più importanti le prefazioni, belle e vere: di Gian Paolo Ormezzano e di Leo Chiosso, l'amico e fidato collaboratore di Che bambola, Teresa non sparare, Eri piccola così, la metà di Buscaglione che non morì quella mattina di quarant'anni fa.
Recensione a cura di Riccardo Bertoncelli.
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