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Recensioni Il grande esperimento. Etnie e religioni minacciano la democrazia?

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Negli ultimi anni, anche nei Paesi in cui l’adesione al sistema di valori della democrazia era considerata un’ovvietà, il consenso per i partiti di estrema destra e per i populismi aumenta a ogni tornata elettorale. In Europa e negli Stati Uniti la richiesta da parte dei cittadini di costruire muri, di respingere i flussi migratori, di ripristinare misure protezionistiche è sempre più forte. Siamo entrati in una nuova era politica: mentre le istituzioni si riempiono di milionari e tecnocrati, i cittadini conservano i propri diritti civili e le proprie libertà economiche, ma vengono esclusi dalla vita politica. D’altra parte, i successi di Orbán in Ungheria, di Erdogan in Turchia e di Kurz in Austria sono segni di una democrazia che si priva sempre più della capacità di garantire diritti ai propri cittadini e si trasforma in una tirannia della maggioranza. È facile lasciarsi andare al pessimismo sul destino della democrazia, soprattutto nelle nostre società sempre più attraversate da divisioni etniche, culturali e religiose. Infatti, c’è un mito da sfatare: mai nella storia una democrazia è riuscita a essere inclusiva delle diversità, mai è stata in grado di garantire gli stessi diritti a membri di gruppi etnici, religiosi e culturali differenti. La stabilità delle democrazie si è invece costituita su una brutale gerarchia razziale o religiosa, con un ruolo dominante di uno o pochi gruppi sul resto della popolazione. Yascha Mounk è una delle voci internazionali più autorevoli sulla crisi della democrazia liberale e ha scritto un’indagine decisiva, che attraversa la storia delle nazioni e la psicologia sociale, la politica comparata e la filosofia, per dimostrare una verità scomoda e tuttavia urgente. Nel mondo, una democrazia capace di integrare tutti i gruppi che ne fanno parte non esiste ancora: è il più grande esperimento del nostro tempo e determinerà la direzione del nostro futuro. Oggi le democrazie ospitano un conflitto permanente fra gruppi portatori di identità diverse. In Europa e negli Stati Uniti tale conflitto si è sempre risolto con la sottomissione di tutte le minoranze da parte della maggioranza bianca. L’inclusione di altri gruppi etnici o religiosi comporta instabilità, costi, legittimazione delle minoranze. Nel frattempo, però, l’equilibrio delle forze demografiche si sta spostando. Forse un giorno coloro che erano sottomessi erediteranno la Terra. Per questo il grande esperimento di una democrazia inclusiva è la posta in gioco del Ventunesimo secolo. Il suo successo dipende da noi e dalle istituzioni che costruiamo. Dobbiamo creare un mondo in cui le nostre identità contino meno e nelle quali i diversi gruppi riescano a vedersi come amici e non come nemici, come compatrioti e non come estranei. "Chiunque sia interessato al futuro della democrazia liberale dovrebbe leggere questo libro.” Anne)
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