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Anno edizione: 2018
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Fin dal suo esordio, Kacey Musgraves si è distinta per un approccio incontestabilmente originale al country, palesando una forte fascinazione per il sottogenere ‘outlaw’, le cui tematiche progressiste sono quanto di più lontano si possa concepire dalle convenzioni del mainstream più edulcorato e conservatore. In “Golden Hour” la sua personalissima rilettura raggiunge un eccezionale senso di compiutezza, grazie ad avventurose commistioni che proiettano i vari capitoli del progetto discografico in contesti musicali spesso distanti dagli stereotipi di un genere comunemente associato alla tradizione più monolitica. La canzone con cui si apre l’album, la malinconica “Slow Burn”, reca in sé le tracce del più ispirato cantautorato folk pop a stelle e strisce di fine anni Sessanta – inizio Settanta e potrebbe legittimamente aspirare allo status di ‘nuovo classico’, mentre “High Horse” è un insolito ma riuscito ibrido di sonorità country e disco. Da incorniciare sono anche l’incantevole torch song “Space Cowboy” e “Oh, What a World”, che fonde mirabilmente vocoder, banjo e chitarra pedal steel. Forte della sua versatilità, la Musgraves si concede perfino il lusso di chiudere il disco con una commovente ballata voce e pianoforte quale “Rainbow”. Non sorprende che “Golden Hour” abbia fatto incetta di premi ai Grammy Awards del 2019, trattandosi di uno dei dischi più riusciti dell’anno precedente. Più che meritato, pertanto, il prestigioso riconoscimento come ‘Album of the Year’.
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