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recensione di Fasolo, A., L'Indice 1998, n.11
Una esplorazione critica delle concezioni goethiane sulla natura e sulla scienza è un importante contributo per comprendere a tutto tondo un autore di tale importanza e per valutarne il ruolo significativo anche nella storia della scienza. Il libro testimonia la vastità di contributi di Goethe alla scienza romantica, le dimensioni del suo approccio epistemologico, le radici di una diffidenza verso la teorizzazione e il quantitativo, l'approccio morfologico alle scienze naturali (la "bella successione di molteplici forme") che ne caratterizza l'impostazione di fondo. Il libro è il risultato di un convegno svoltosi nel 1994, e attraverso ben ventidue saggi di autorità indiscusse indaga il mondo goethiano, con passione e cura culturale, passando dalle fondazioni filosofiche e storiche alla sua epistemologia e alle relazioni con la scienza attuale. Si tratta quindi di opera interessante e importante. Come spesso accade nei convegni multi- e trans-disciplinari, gli interventi, per una volontà di completezza che si scontra con i limiti spazio-temporali, finiscono con l'essere eterogenei e talvolta unilaterali. Aleggia allora il pericolo di voler attualizzare un pensiero storicamente rilevante, per creare patenti di nobiltà culturale. Alcuni passi dedicati alla biologia moderna e all'attualità della morfologia ripetono polemiche molto datate sull'evoluzione e sull'embriologia, sfondando porte ormai spalancate da vent'anni di ricerca, e forniscono un ben modesto servizio al lettore non specialista. Questa mancanza di confronto con le realtà dialettiche della scienza attuale diventa imbarazzante nel caso dell'articolo di Giuseppe Sermonti, che brillantemente pone in berlina una scienza che non c'è, per poi volare in un mondo ermetico di fiaba. Incassata in modo sorridente la provocazione, il libro nel complesso rimane serio e utile.
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