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Il giudice bambino alla ricerca della verità processuale oltre ogni ragionevole dubbio
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Il giudice bambino alla ricerca della verità processuale oltre ogni ragionevole dubbio
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La ricerca della verità è un desiderio insopprimibile dell'uomo e della sua natura. Così per la scienza. Così per il processo penale che è regolato da norme che sottendono principi filosofici, sin dalla sua ossatura: la tesi della pubblica accusa, l'antitesi della difesa dell'imputato e la sintesi di esso, cui si perviene con la decisione del giudice. «Il linguaggio hegeliano - afferma Imre Lakatos - dà una visione globale del movimento dialettico del processo penale» La verità processuale e, ancor più, la colpevolezza dell'imputato vanno ricercate e dimostrate al di là di ogni ragionevole dubbio. Ecco la ragione per la quale, seguendo l'insegnamento di Karl Popper, dobbiamo essere consapevoli di non conoscere direttamente la vicenda processuale, di conseguenza dobbiamo essere molto modesti e, in particolare, estremamente cauti. Come fare, o meglio, come mantenere intatta la nostra neutralità psichica anche di fronte alla spettacolarizzazione del processo? Abbiamo bisogno di un'intelligenza artificiale, di un algoritmo? Non secondo Popper che, al contrario, ci consiglia: «Per vedere la verità ci sono stati dati gli occhi e per riflettere su di essa ci è stata data la "luce naturale" della ragione», con il ricorso - aggiungiamo - allo stupore, alla meraviglia del bambino in noi e all'ingenua dolcezza della sua anima. In questo modo purifichiamo la nostra mente da ogni anticipazione, da qualsiasi pregiudizio. D'altronde, «L'adulto deve farsi umile e imparare dal bambino a essere grande». Ci insegna Maria Montessori.
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Autore:
Editore:
Anno edizione:
2020
In commercio dal:
18 dicembre 2020
Tipo:
Libro universitario
Pagine:
XXI-176145 p., Brossura
EAN:
9788892135956
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Lorenzo Nicolò Meazza
12 agosto 2022
Una danza tra filosofia e diritto
Marco Baroncini non accompagna, come fanno molti bravi autori, il lettore all'interno della propria scrittura e della propria visione del mondo. Marco Baroncini con lettere e parole conduce delle aggraziate danze in cui si abbandona, senza nemmeno rendersene conto, chi inizia a leggere la sua opera. Prendendo il via da illuminanti citazioni, che spaziano da Popper a Kelsen fino a Pascoli, con cui Baroncini sembra intavolare arguti confronti che vorresti ascoltare fino a sera tardi davanti a un bicchiere di Barolo Chinato, il testo si cala quindi in esempi concreti che appassionano per l’accuratezza dei dettagli e il confronto - sempre libero e aperto - dell’autore con altri giuristi di razza. In tale maniera, colui che si imbatterà nell’opera di Baroncini avrà la fortuna di essere condotto in un viaggio a marce alterne che lo porteranno a giocare con l’arte della sussunzione: dagli alti ragionamenti filosofici fino alla brutalità del processo penale e delle sue regole, come ben spiegate partendo dal caso dell’omicidio di Meredith Kercher. Tradendo un mio principio (“la vita è troppo breve per rileggere uno stesso libro”), una volta terminato ho iniziato da capo a sfogliare le pagine del testo di Baroncini; gli spunti di riflessione che ne ho tratto mi hanno portato a soffermarmi più volte su diversi concetti, spingendomi ad approfondirli e a riprendere le fonti citate. In assoluto, credo che sia tra i libri con più linguette che ho apposto agli angoli, non per segnare la pagina a cui sono arrivato, ma per riprendere ispirazioni di cui avrò ancora bisogno.
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marco
17 aprile 2021
Libro fantastico! Da prendere immediatamente! Stupendo!!!!!
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Agnese
05 marzo 2021
È un libro, anche se universitario, bellissimo. Dà coraggio e speranza per la nostra giustizia. Con gli occhi di un bambino riusciremo ad uscire dal tunnel che la sconvolge. Lo consiglio a tutti coloro che hanno ancora speranza.
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