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Un secolo narrato da tanti diversi punti di vista, da tante voci che non fanno mai un coro, attraverso la storia di due famiglie ebree.
L'orso di vetro posava gli occhi distratti su quell'accozzaglia di libri, di oggetti, ognuno dei quali ricordava un gesto, una frase, occhiaie violacee, sopracciglia inarcate, la famiglia dispersa, una diaspora nell'eternità.
Febbraio 1903. Aaron e Samuele, cugini e amici, vagabondano in calesse per la Lucchesia. Il loro idolo si chiama Giacomo Puccini; Samuele è un impresario musicalteatrale; Aaron un fresco ingegnere. Ed è proprio in Puccini, sotto l'Isotta Fraschini che gli si è ribaltata addosso durante un'allegra fuga con l'amante di turno, che s'imbattono; sono loro a dare l'allarme. Cose che potevano succedere nell'Italia di allora. Aaron si sposerà con Rebecca (matrimonio combinato); tra discussioni su Verdi, Wagner e Puccini due modi di essere ebrei - i borghesi di Torino, irrimediabilmente marroni; gli agiati provinciali marchigiani - s'incrociano. Zia Ester e il soprano Drusilla, la casa delle Torrette col suo giardino, la piccola Giovanna e la sua mamma putativa Sara, l'artistico Elia, Miriam che amava i libri, l'affettuosa Kate e il suo Cielo; una guerra e poi l'altra, e in mezzo le leggi razziali, nuove famiglie, nuovi bambini, il fronte, la fuga, le perdite. Reinventarsi una vita, ritrovarsi; e poi il mondo nuovo, il mito degli Stati Uniti e quello di Israele, la ricostruzione, il boom, gli anni del terrorismo.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Bel romanzo che raccoglie gli eventi accaduti in Italia dai primi del Novecento al dopoguerra. Li raccoglie dal punto di vista di una famiglia ebrea che ha passato eventi traumatici per più di quaranta anni. Una pecca è che Asiago non è sul Carso
Recensioni
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C’è la musica del cuore e c’è anche la scrittura del cuore. A quest’ultima e al suo inchiostro attinge un’autrice di lunghissimo corso, Gaia Servadio, veneta che vive a Londra da oltre mezzo secolo, all’attivo tanti romanzi e saggi per varie editrici, pubblicati a partire dalla fine degli anni Sessanta. È da poco tornata in libreria con una saga, Giudei (352 pagine, 19 euro), edita da Bompiani, che attraversa tutto il secolo scorso.
Quattro generazioni di due famiglie ebraiche incarnano alla perfezione il Novecento italiano. Servadio innesta in un contesto storicamente accertato e in un pezzo della propria storia familiare anche sprazzi di fantasia e invenzione. Giacomo Puccini e Benito Mussolini sono comparse nei mondi dei Levi, ebrei marchigiani (spiriti liberi, intellettuali e amanti delle arti), e dei Foà, ebrei piemontesi (più borghesi e conservatori, sostenitori dei Savoia). Due anime, non solo geografiche, che si intrecceranno dopo un matrimonio combinato, quello fra Zaccaria Levi (nonno di Gaia Servadio) e Rebecca Foà.
Discriminazioni, persecuzioni, riabilitazioni. C’è un campionario di nefandezze, quelle che ci ha lasciato in eredità il ventesimo secolo, in questa storia, condotta con mano felice, stile limpido, senza troppi ghirigori. Ci sono le guerre (pochi riusciranno a scappare all’estero e a salvarsi fra i componenti dei due nuclei familiari) e le ricostruzioni, le fughe e le nascite, le perdite e le rivincite. Con più di un punto di vista, e con salti temporali svelati da alcuni dettagli, si assiste a una tragedia che non può rimarginarsi a distanza di decenni. E tramite i personaggi di Giudei (pochi quelli davvero passionali e che restano nella mente) si ragiona anche su ciò che non attiene strettamente alla famiglia, alle due dinastie, dal boom economico al sionismo, dalla società patriarcale al ruolo delle donne nella società italiana.
Recensione di Micol Treves
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