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Per i lettori è l'irresistibile occasione di immergersi ancora una volta nell'intreccio sorprendente di storie che è la vita.
«Un libro carico di suggestioni. Un microcosmo che è come un palcoscenico, su cui vanno in scena rivalità, amori, illeciti e avarizia che Vitali tratteggia con penna tagliente. Tre sorelle, tre destini. Un intero paese che guarda e, soprattutto, parla.» – Il Venerdì - la Repubblica
Nella Bellano insolitamente ventosa di inizio 1963, Annibale Carretta dovrebbe essere conosciuto come ciabattino. Dovrebbe, perché la sua indole è sempre stata un'altra. Nato «strusciatore di donne», uno che approfitta della calca per fare la mano morta, nella vita ha rimediato più sganassoni che compensi per le scarpe che ha aggiustato. Ed è finito in miseria, malato e volutamente dimenticato dai più. Ma non dalla presidentessa della San Vincenzo, che sui due locali di proprietà del Carretta, ora che lui sembra più di là che di qua, ha messo gli occhi. Vorrebbe trasformarli nella sede della sua associazione. Per questo ha brigato per farlo assistere da una giovane associata, Rita Cereda, detta la Scionca, con il chiaro intento di ottenere l'immobile in donazione. E in parte ci riesce anche, se non fosse che quelle due stanze del Carretta ora a Rita farebbero parecchio comodo. Le vorrebbe dare alla madre per il suo laboratorio di sartoria, e alleviarle così il peso della vita grama che fa: vedova e col pensiero di una figlia zoppa, Rita, appunto; una malmaritata, Lirina, che non sa come liberarsi del muratore avvinazzato che ha sposato; e poi Vincenza, bella ma senza prospettive, che seduta sul legno di una barchetta vede riflesso nello specchio del lago il destino che l'attende e al quale non sa sottrarsi. Su queste prime note si intona la sinfonia di voci e di vicende che hanno fatto di Bellano il paese-mondo in cui tutti possono ritrovare qualcosa di sé, e che nella Gita in barchetta interpreta una delle migliori partiture composte dalla penna leggera e tagliente di Andrea Vitali. Per i lettori è l'irresistibile occasione di immergersi ancora una volta nell'intreccio sorprendente di storie che è la vita.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Dopo qualche romanzo non propriamente riuscito, in questo si ritrova un ottimo Vitali, anche se piu' cupo del solito ( a parte "La leggenda del morto contento", molto piu' triste).. Una serie di vicende a tratti esilaranti, con i consuenti personaggi, che Vitali presenta con la solita ironia.
La trama si dipana con una iniziale lentezza per crescere col passare delle pagine, fino ad avvincere il lettore fino all'inatteso finale. Per l'Autore è l'inizio di una svolta nel suo stile narrativo, che rappresenta una piacevole novità per i suoi affezionati lettori.
Non più il paesotto ingenuo del Ventennio, non più la caserma di Maccadò... In questo libro, troviamo un Vitali più cupo, amaro, in cui si è spenta anche la consueta ironia. Piacevole lettura ma, se si cerca la leggerezza della Bellano a cui siamo affezionati, bisogna cercare altrove...
Recensioni
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