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Anno edizione: 2018
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Mi dispiace doverlo ammettere, ma ho provato molta noia nel leggere questo breve racconto e attribuisco ciò a due fattori principali. Innanzitutto, trattandosi di un racconto gotico pubblicato per la prima volta nel 1898, ha una capacità di suscitare un'intensa emozione e una totale partecipazione (pathos) davvero molto scarsa in un uomo del XXI secolo: in parole povere, è invecchiato male. In secondo luogo, da esso sono state tratte davvero così tante pellicole cinematografiche ("Suspense" del 1961, "Improvvisamente un uomo nella notte" del 1972, "Presenze" del 1992, "The Others" del 2001, ecc.) che la sua trama mi era piuttosto nota: in pratica, la visione dei film mi hanno tolto il gusto della lettura. Tornando all'opera, essa ha suscitato in me una riflessione: lo scrittore H. James (1843-1916), ateo e ribelle ad ogni religione rivelata, finisce comunque per restare affascinato (come tanti suoi coetanei) dall'ondata di spiritismo e occultismo che si diffonde a cavallo tra fine ottocento e inizi novecento, in tutto l'Occidente. Appare ancora una volta questa contraddizione tipica di quel periodo positivista: il rifiuto della religione (soprattutto cristiana e cattolica), spesso accusata di superstizione, e l'infatuazione per medium e tavolini che permea tanti ambienti intellettuali e razionalisti. Credo che Gilbert Keith Chesterton avesse proprio ragione quando affermava che "chi smette di credere in Dio non è vero che non crede in niente perché comincia a credere a tutto".
Una giovane insegnante di belle speranze accetta di diventare istitutrice di Miles e Flora, due fratellini che vivono, per volere dello zio tutore, a Bly, un'antica e tetra villa situata nella campagna inglese. Tutto scorre tranquillo fino a quando la ragazza incontra, suo malgrado, le angoscianti e spettrali presenze che infestano la dimora. "Giro di vite", scritto da Henry James nel 1898, è indubbiamente uno splendido romanzo gotico che, a suo tempo, ha rivoluzionato la narrativa classica horror e in particolare le ghost story. Per spaventare il lettore James non usa mostri o fantasmi senza testa, ma visioni e descrizioni tutto sommato "normali", il vero orrore e ciò che fa più paura si nasconde dentro la mente umana.
Chi è l'istitutrice? una virtuosa donna vittoriana pronta a tutto pur di sconfiggere il male e i bambini dal tentativo di enchantment perpetrato da due spettri? Una donna disperata che per non vedere il torbido che è in lei lo proietta all'esterno? e' questo il punto, è questo il dubbio in cui mi avvolgo ogni volta che leggo questo capolavoro dell'innominabile, della reticenza, dello scrivere sull'orlo del precipizio, o se vogliamo su un sottile filo di seta che separa con la parola, la virgola, l'allusione, abissi di paura, passione, odio; del show don't tell, insomma. Questa particolare edizione è provvista di ottime note a mergine.
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