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recensione di Scavino, M., L'Indice 1997, n. 5
Credo che se in uno di quei test, adottati per l'ammissione agli esami universitari di storia contemporanea, fosse inserita una domanda su cosa avvenne a Torino il 3 luglio 1969, pochi studenti (possiamo azzardare una percentuale vicina allo zero?) sarebbero in grado di rispondere. Certo, sarebbe bieco nozionismo, e d'altra parte nessun docente oggi è così crudele da pretendere che i ragazzi conoscano le vicende degli anni 1968-70 e si destreggino tra Palazzo Campana e Valle Giulia, tra le diverse sigle dei gruppi rivoluzionari o dei sindacati metalmeccanici, tra Psiup e Lotta Continua, tra Pino Ferraris e Adriano Sofri (del quale tutt'al più conosceranno dai giornali le disavventure più recenti).
Eppure, al di là del paradosso, è vero che esiste tuttora uno scarto notevole tra la storiografia di sintesi sull'età contemporanea e la ricerca sui movimenti politici e sociali che caratterizzano la scena internazionale negli anni sessanta e settanta. Ricerca che invece negli ultimi anni ha avuto anche in Italia un forte sviluppo e sta ormai raggiungendo una certa maturità critica sul piano delle metodologie, delle periodizzazioni e dei criteri interpretativi, spesso con una forte carica polemica nei confronti delle semplificazioni giornalistiche e dell'assunzione della memoria degli ex leader politici a fonte esclusiva di documentazione (si veda, per esempio, il bell'articolo di Marco Grispigni, "Se Peter Pan affronta i movimenti", sul "manifesto" dell'8 giugno 1996).
Di questa tendenza storiografica a un uso più articolato e critico delle fonti il lavoro di Giachetti costituisce un ottimo esempio. Intrecciando le fonti giornalistiche dell'epoca, i documenti dei gruppi politici e dei sindacati, la sentenza del Tribunale penale di Torino, le testimonianze di diversi protagonisti e la letteratura di vario genere disponibile (compreso il famoso pseudo-romanzo di Nanni Balestrini, "Vogliamo tutto"), l'autore ha operato una ricostruzione d'insieme validissima non solo degli scontri del 3 luglio 1969 tra la polizia e i manifestanti (operai e studenti) radunatisi davanti alla Fiat Mirafiori, ma più in generale della forte ripresa delle lotte operaie a Torino nel 1968-69 e dell'attività dei gruppi di estrema sinistra che riuscirono in quel clima a crearsi uno spazio politico autonomo, in polemica con il movimento operaio tradizionale. La strutturazione dell'opera in "Gli antefatti" e "I fatti" ricorda quella de "La rivolta di piazza Statuto", di Dario Lanzardo (Feltrinelli, 1979), libro da cui Giachetti stesso ammette di aver tratto l'idea originaria della ricerca.In appendice figurano inoltre due testimonianze (di Mario Dalmaviva e Luigi Bobbio, peraltro già pubblicate nel '94 dalla rivista "Per il Sessantotto"), due documenti di propaganda del gruppo promotore della manifestazione del 3 luglio e altro materiale, tra cui una foto degli scontri in cui forse qualcuno avrà oggi modo di riconoscersi (ma a questo proposito è bene informare che presso l'Archivio storico Fiat esiste un consistente settore chiamato "Foto conflittualità", in cui sono conservate anche numerose istantanee scattate - presumibilmente dalla sorveglianza aziendale - il 3 luglio).
Certo, si tratta di una ricerca limitata nel tempo e nello spazio: Torino, la lotta Fiat, i gruppi operai e studenteschi fra il '68 e l'estate del '69. E forse la stringata conclusione del libro soffre un po' di un termine "ad quem" che lascia fuori l'autunno caldo, la nascita dei gruppi di Lotta Continua e Potere Operaio, il tentativo di recupero sindacale sull'autonomia operaia attraverso l'istituzione dei delegati. Ma potrebbe trattarsi semplicemente di una chiusura che prelude a una nuova ricerca, a un prolungamento verso la fase di lotta e d'organizzazione successiva al 3 luglio e a corso Traiano. Auguriamocelo, perché è proprio su lavori di questo tipo che la storiografia dei movimenti sta crescendo e sta offrendo i materiali di base indispensabili per le sintesi critiche più generali.
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