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Marc Tibaldi ricostruisce con stima e affetto la vicenda esistenziale dell’editore Giorgio Bertani, dalla sua nascita avvenuta in una famiglia operaia nel 1937, fino alla morte nel luglio del 2019. Rimasto presto orfano, Bertani si impiegò ancora ragazzo come commesso nella libreria Dante, di cui divenne in seguito direttore, formandosi da autodidatta sui testi classici della letteratura e della filosofia. Nel 1962 fece parte del gruppo che rapì il viceconsole spagnolo in Italia per protestare contro la condanna di tre giovani antifranchisti; nel 1968 fondò le edizioni EDB, e quattro anni dopo la casa editrice cui diede il suo nome. Sempre vicino all’area socialista e anarchica, partecipò a numerose azioni di solidarietà durante il conflitto jugoslavo. Dal 2002 al 2007 fu consigliere dei Verdi al Comune di Verona, rivestendo la carica di Presidente della Commissione Cultura, schierandosi poi negli ultimi anni di vita a fianco dei movimenti antirazzisti, femministi, pacifisti, e occupandosi attivamente dei problemi dei senzatetto. Tra il ’77 e la chiusura della sua attività per difficoltà economiche, Bertani conobbe perquisizioni e arresti, due tentativi di suicidio e una progressiva emarginazione politico-culturale. “Eretico e polemico, basco rosso in testa, in bicicletta, immancabile a ogni manifestazione cittadina … in una Verona diventata negli ultimi decenni laboratorio della collaborazione di tutti i gruppi fondamentalisti e reazionari, Bertani ha continuato a rivendicare le sue origini proletarie e antifasciste”, deciso a rispondere con intelligenza e gioiosa creatività all’intolleranza e alla violenza reazionaria, scrive Tibaldi.
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