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Uno studio sull'ambito ludico, sulle forme e le funzioni del gioco e sui significati dei giocattoli nel mondo antico. Scritto con taglio divulgativo, senza tuttavia prescindere dai contenuti scientifici, il volume è ampiamente corredato da immagini e offre una serie di dati archeologici che svelano sia gli aspetti quotidiani della realtà sociale, che i profondi rapporti con la sfera mistica e spirituale, i legami con il mito, l'epos e l'arte. Il gioco appare come un'autentica forma di linguaggio, un potente medium comunicativo, nelle relazioni mondane e in quelle ultraterrene, al quale Greci, Etruschi e Romani attribuivano, a volte forse inconsapevolmente, la valenza di una piena e imprescindibile espressione culturale. Il tema è svolto a partire dalle origini e dagli aspetti mitologici e passa attraverso le analisi dei contesti sociali, con il sostegno delle fonti scritte, e delle testimonianze archeologiche, trattando di volta in volta le prime attività ludiche, l'infanzia e i primi giocattoli, i giochi didattici, di abilità e di destrezza, i giochi di gruppo e quelli con la palla, i giochi da tavolo, quelli conviviali, fino ad arrivare alla piaga dell'azzardo. Tra dadi e astragali, tabulae lusoriae , bambole e carretti, giochi con le noci, miniature di gladiatori, dondoli e altalene, e perfino poppatoi e sonaglini, trova infatti spazio anche l'interpretazione adulta del gioco, ad esempio negli intrattenimenti da simposio. La trasversalità del gioco, etnica, generazionale, di classe e di sesso, permette di calarsi all'interno delle consuetudini collettive e di percepire in qualche modo la comune sensibilità antica e, al contempo, di cogliere i riflessi sociali, antropologici, culturali e artistici, le evoluzioni tecnologiche e quelle del pensiero, confermando l'ambito ludico come un argomento di grande interesse interdisciplinare, anche e soprattutto secondo una prospettiva storico-archeologica.
Recensioni
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