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Con il sottotitolo: ogni scommessa è un debito, Marco Baldini pubblica nel 2005 quello che è a tutti gli effetti un romanzo autobiografico. Anche se è presente la classica dicitura che si tratta di un opera di fantasia, il libro racconta sopratutto le vicissitudini del noto personaggio radiofonico nel mondo del gioco d'azzardo. Gli esordi e negli anni, l'enorme voragine di denaro perso e rincorso con metodi piuttosto creativi e molto rischiosi. Anche se il libro termina con una situazione migliore, almeno dal punto di vista relazionale e non certo economica, l'autore rimane un giocatore d'azzardo che non vuole o non può proprio smettere.
Aver subito o gestito una qualsiasi esperienza umana (dal gioco d'azzardo ad una malattia, da un'evasione ad un incontro d'amore) non significa possedere la capacità di sapersi racconte! Baldini usa gli stessi tempi radiofonici per scrivere...e nelle parole si percepisce la mediocrità dei termini e l'assoluta mancanza di una logicità del racconto. Da leggere, ma non da portare a termine.
La qualità della scrittura è davvero modesta, e - aggiungo - il linguaggio è spesso (inutilmente) volgare. Ma la simpatia di Baldini induce a sorvolare su questo modo di esprimersi quasi adolescenziale. C'è un errore, però, imperdonabile. Nel capitolo 17, quando finalmente ottiene dai "neri" i 50 agognati milioni in prestito, a pagina 131 scrive: "Mi alzai, raggiunsi il cesso e mi chiusi dentro. Cento fogli da 50 mila lire, c'erano tutti, era andata come doveva". Baldini, se avevi bisogno di 50 milioni e ti hanno dato "Cento fogli da 50 mila lire", non “c’erano tutti”, ce n'erano un po' meno… Né si può pensare che manchi uno zero al “50 mila lire”: le banconote da 500 mila lire sono comparse nel 2001.
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