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Anno edizione: 2018
Anno edizione: 2014
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Romanzo fresco e leggero, con toni autobiografici. Una giovane donna si allontana dalla città, si trasferisce in un ex convento di proprietà del marito dove scopre l'amore per l'aria aperta, per la solitudine ma soprattutto per il proprio giardino. Le stagioni si susseguono e ognuna porta visioni, odori e colori diversi. Il giardino cambia ed Elizabeth pensa sempre a come migliorarlo, cosa piantare nelle stagioni successive imparando grazie ai libri, ai suoi esperimenti e agli inevitabili errori. Dal libro emerge un grande amore per la solitudine, per la pace interrotta da fastidiose invasioni da parte degli ospiti che vengono raccontate in modo ironico. La protagonista, molto simile alla scrittrice, è una donna poco convenzionale, moderna per l'epoca che vorrebbe prendere in mano la vanga e coltivare personalmente le proprie aiuole di fiori. La scrittura di Elizabeth von Armin è sempre molto piacevole e belli sono gli accenni alla condizione femminile del tempo. Nonostante questo sia considerato uno dei suoi libri più belli non è il mio preferito, forse per il troppo parlare di fiori (che a me piaccion si ma non così tanto).
Libro delizioso, confortante come una calda tazza di tè in un pomeriggio freddo. Scrittura elegante, emozioni e sensazioni senza tempo.
per me è stata una scoperta la lettura di questo libro: accanto alla leggerezza, alla bellezza delle descrizioni della natura e delle persone, l'autrice ha saputo evidenziare lo stato dei lavoratori, immigrati e locali, trattati come bestie, l'arroganza sciocca degli uomini ( leggere attentamente gli sproloqui del conte Armin ), la condizione di minorità delle donne; e tutto questo senza venir meno alla levità del racconto tanto che a lettori non attenti sfugge del tutto, come posso evincere anche dalle recensioni precedenti questa mia
Recensioni
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