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Anno edizione: 1992
Anno edizione: 2003
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recensione di Sleiter, R., L'Indice 1994, n. 6
Rudolf Borchardt fu una magnifica figura di tedesco italianato. Parlava l'italiano perfettamente, lo scriveva con proprietà; conosceva, più che l'Italia, la Toscana, dalla quale si mosse poco e mal volentieri. Cambiando spesso casa, passando di villa in villa, trascorse i penultimi anni della sua vita a Saltocchio, tra Lucca e Marlia, in una villa all'italiana di bella architettura, circondata da un giardino rigoglioso e ricco di alberi.
Nel settembre del 1944, a guerra quasi finita, quando, da antinazista, figlio di madre ebrea, pensava di essere fuori da quegli anni difficili, un ufficiale tedesco lo "convinse", costringendolo, a rientrare in Germania. Non poteva rimanere in Italia, a suo dire, essendo tedesco, ora che la Germania era stata sconfitta. A malincuore, dopo aver cercato nella notte di allontanarsi da casa per non farsi trovare, Borchardt, con tutta la famiglia, fu fatto salire su un camion insieme a mobili e oggetti e "rimpatriato". Morirà in Austria nel 1945, a sessantotto anni. Sette anni prima, nella pace di Saltocchio aveva scritto il libro che sognava di realizzare: "Il giardiniere appassionato", un po' di mito, un po' di filosofia, molta avventura intorno ai fiori. Con l'aggiunta di ottime nozioni pratiche perché il lettore, finalmente convinto a entrare nella grande famiglia verde, potesse davvero far vivere e prosperare una delle piante rare di cui parla nella seconda parte del volume.
Letterato sopraffino, uomo colto, saturo di buone letture e agile nello scrivere, Borchardt è stato il traduttore di Dante in tedesco del Trecento, il difensore di Pisa contro Firenze ("Pisa, solitudine di un Impero", un volume ormai introvabile), l'autore di un agile libretto sulle "Città italiane" (Adelphi, 1989) e degli "Scritti italiani e italici" (Ricciardi, 1971). Pochi però sapevano che davvero la villa affittata in Lucchesia, con la seconda moglie e i quattro figli, fosse stata da lui lavorata, fiorita e potata. Il giardinaggio come hobby, la conoscenza della botanica come omaggio all'Umanesimo che tanto gli piaceva, non erano argomenti con cui "annoiava" amici e visitatori. Erano cose che si teneva dentro: aggiungendo passione a passione, pratica a pratica. "Ho frequentato casa Borchardt da ragazzo", dice il traduttore del libro, Manfredo Roncioni. "Ero amico dei figli, mentre mio padre e Borchardt si frequentavano e parlavano d'altro. Non ricordo di averlo mai visto fare giardinaggio, ma sapevo che alternava lo scrivere e la lettura alle ore in giardino e in serra. Però non ricordo che parlasse di fiori con altri. Quando andavamo in visita trovavamo un elegante gentiluomo in salotto, di media statura, ben vestito, capelli cortissimi, voce tonante, parlata ricca, come il suo scrivere. Nel giorno dello sbarco alleato in Normandia, Borchardt usci da casa e a piedi cammin• per chilometri fino alla villa di mio padre. Voleva vederlo, congratularsi con lui, parlare di quella giornata dove i valori della libertà cominciavano a prevalere sul resto, anche in Europa".
Ma nel Natale del 1992, quando finalmente Adelphi riuscì a pubblicare il volume con le belle illustrazioni di Jacopo Ligozzi, il volume ebbe un successo trascinante. Ci furono gentiluomini fiorentini che ricevettero quattro copie impacchettate e infiocchettate da quattro amici diversi; ci furono signore sui quaranta decise a iniziare un'altra vita, partendo dai fiori del giardino che andarono più volentieri del solito testo sul vivere più sani e più belli. Ma quando si trovarono di fronte "Il giardiniere appassionato" molti ebbero un sussulto: ma, dunque, per ritirare un giardino ci vuole cultura? Dunque, nello scegliere una pianta bisogna sapere di storia e di mitologia? Dunque... In silenzio il libro fu letto. Religiosamente. Seguendo con emozione il tranquillo racconto di una cultura dell'uomo che non può prescindere da quella dei fiori. Persino Gesù quando risorge viene visto da chi? da un giardiniere... Persino Alcinoo e Nausicaa e Ulisse non sarebbero entrati nella storia se intorno non avessero avuto quel "giardino"...
Borchardt conosceva l'argomento, sapeva come concimare, come preparare un terriccio, come seguire i punti cardinali per far crescere bene ogni pianta del suo giardino: il lettore, dopo averlo conosciuto nelle storie alte, lo conosce adesso in quelle basse con uguale incanto e fiducia. "Il giardiniere appassionato" ha compiuto un anno e mezzo, ha circolato, è stato acquistato e regalato in tutte le case dove i libri hanno accesso. Adelphi prepara una seconda edizione. Chi non ha mai pensato di coltivare un giardino, prenoti una copia del libro: scoprirà che non è affatto necessario essere pratici per amare i fiori. Chi zappetta e concima senza paura, coltivando aiuole policrome e splendide rose, prenoti quel volume illustrato dalle antiche tavole del Ligozzi, magnificamente tradotto dal Roncioni (premio Grinzane Cavour per la traduzione, con la consulenza botanica di Enrico Moschini, dell'università di Pisa). Scoprirà che è un peccato non conoscere l'avventura dei fiori nel pensiero e nella storia dell'uomo, quando si è bravi pollici verdi. E tutto grazie a un tedesco venuto ragazzo in Toscana e mai più partito fino a quella notte del '44.
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