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Giacomo Balla. La modernità futurista - copertina
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Descrizione


Questa monografia (catalogo della mostra allestita a Milano dal 15 febbraio al 2 giugno 2008) prende in esame il trentennio più importante della lunga carriera dell'artista: quello che va dal 1900 al 1929, dall'esperienza divisionista, declinata in moduli inediti e di estrema attualità, agli anni del futurismo, vissuti nella pluridisciplinarietà sperimentale. Salvo pochissime, inevitabili, lacune, è analizzata tutta l'opera maggiore e più famosa di questo grande protagonista della modernità italiana ed europea, compresi i bozzetti per i costumi teatrali, la scenografia e la moda, le opere di arte postale, le tavole parolibere e i manoscritti. Negli ultimi quarant'anni, e maggiormente dopo il cambio di secolo, gli studi sull'avanguardia storica hanno conosciuto un profondo rinnovamento, che ha portato a nuove valutazioni e a nuovi parametri di giudizio. Su questa base analitica, l'opera di Balla appare di una modernità straordinaria, nella misura in cui non soggiace al filtro della storia, ma rivendica un'immediatezza di segno e di soluzioni linguistiche che corrispondono perfettamente alla sensibilità contemporanea.
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Dettagli

2008
5 marzo 2008
336 p., ill. , Brossura
9788861305755

Voce della critica

Nel secondo dopoguerra, in Italia, da più parti si tentò di riaffermare il valore delle avanguardie, che a lungo – durante il regime fascista – erano state lette con sospetto. In un clima animato da violente contrapposizioni, ma segnato anche da una diffusa ansia di rinnovamento, i giovani artisti cercarono alle proprie spalle e attorno a sé dei validi modelli, utili a riavviare il discorso modernista. Fu così che Ettore Colla, Piero Dorazio e Achille Perilli, sfidando le ombre che incombevano sul movimento futurista, reo di avere fiancheggiato la politica mussoliniana, scovarono nella sua casa di Roma l’anziano Giacomo Balla, dimenticato, e lo riconobbero come pioniere dell’arte astratta. Proprio con questo incontro si aprì il processo di rivalutazione dell’opera di Balla. Più maturo degli altri futuristi (era stato addirittura maestro di Boccioni e Severini), l’artista torinese aveva da subito aderito al movimento di Marinetti, approdando tuttavia con leggero ritardo alla ricerca sul dinamismo. I primi risultati in questo campo datano infatti al 1912: di qui in poi Balla divenne una delle anime più attive del gruppo, ideatore, in pittura come nelle altre arti, di sorprendenti innovazioni tutt’oggi valide. A dimostrazione della sua attualità, in significativo anticipo rispetto alle celebrazioni del centenario futurista, l’opera di Balla è stata oggetto di importanti studi. Fabio Benzi ha dapprima indagato, in un volume ricco di illustrazioni, alcuni aspetti finora scarsamente considerati dalla critica: su tutti, il rapporto di Balla con la teosofia, diffusa a Roma attraverso gli scritti e le conferenze di Carlo Ballatore. Benzi presenta un quadro convincente dell’interesse di Balla per gli studi teosofici e, segnatamente, per l’analisi della quarta dimensione e per la teoria ondulatoria della luce. La seconda occasione di studio si lega invece alla grande mostra antologica allestita nel 2008 a Milano, nelle sale di Palazzo Reale. Giovanni Lista, già autore del catalogo generale di Balla, insieme a Paolo Baldacci e Livia Velani, ha scandagliato alcune delicate e controverse questioni, giungendo a risultati spesso inoppugnabili. Si è fatta luce, ad esempio, sul momento della prima formazione, svolta nell’ambito dell’Accademia Albertina e arricchita da un prolungato tirocinio in un laboratorio fotografico. Un’ampia sezione è dedicata poi agli studi di velocità: Lista li analizza sotto diverse sfaccettature, commentando il lessico utilizzato nei titoli, ordinando in serie coerente i documenti figurativi sopravvissuti, chiarendo, ancora, il legame con le coeve ricerche di carattere scientifico. Un preciso studio della cronologia è sviluppato poco oltre da Baldacci, che ricostruisce il biennio 1913-1914 individuando le opere esposte da Balla nelle prime mostre futuriste. Le posizioni degli studiosi non sono rigidamente allineate e le differenti interpretazioni sono sottolineate con inconsueta onestà. Anche per questo motivo il catalogo milanese si pone quale fondamentale riferimento per gli studi su Giacomo Balla, funzionando al contempo come pregevole anticipazione delle attuali celebrazioni futuriste.
Mattia Patti

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