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“Insegnare non può essere una scelta banale” A ogni breve capitolo sembra di percorrere il corridoio di una qualunque scuola - le porte delle aule tenute aperte – e assistere a momenti di vita condivisa, a frammenti di attività tra le più varie e diverse. È tornare a prendere coscienza, come (ex) allievi, o come insegnanti, come genitori, o semplicemente persone, di quanto la Scuola realmente sia non solo il luogo del sapere, ma in primis delle relazioni umane. Insegnanti, ragazzi, famiglie: nessuno può dirsi escluso dallo sviluppo del mondo interiore di un giovane. Dalla qualità della relazione tra insegnanti e ragazzi dipende anche la qualità dell’apprendimento, la forza dei giovani a mettersi in gioco nella sfida della conoscenza. Concetto, questo, diverso, ben più ampio e stimolante di un insieme di nozioni da imparare. La conoscenza che ci racconta Gipo Anfosso, è la scintilla da far scoccare, la leva che aprirà la fessura da cui far uscire predisposizioni e interessi inaspettati che troppo spesso rimangono note silenziose, passioni sconosciute ai ragazzi stessi; è sviluppare il coraggio di abbandonare paure e insicurezze, di costruire man mano una coscienza critica costruttiva, alimentare la curiosità, compiere scelte autonome sempre più consapevoli. Tutto, della conoscenza, passa da quel fuoco che si accende, dalla capacità di un insegnante di mettersi ad altezza di sguardo dei ragazzi, dall’apertura all’ascolto, a una paziente osservazione… La pazienza, l’empatia, l’autentico interesse verso una coscienza critica in maturazione e il mondo nel quale è immersa. Senza tutto questo non c’è passione per l’insegnamento che possa rigenerarsi, non c’è flusso di comunicazione che possa avvenire, e non c’è scuola che sia vero luogo di formazione in cui un ragazzo possa sentirsi visto, riconosciuto.
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