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Anno edizione: 1995
Anno edizione: 2018
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In questo album acustico Bruce Springsteen descrive l'altra faccia del sogno americano: quella dei perdenti e degli esclusi. Sulle tracce di Steinbeck, il boss ci accompagna lungo le strade dell'America profonda, lontanissima dalle luci sfavillanti delle grandi metropoli, in un viaggio musicale che si rifà alla tradizione di Pete Seeger e Bob Dylan. I testi sono poetici e malinconici. Un cd imperdibile.
Uscito solo da un mese, leggendo e interpretando i testi, cercando accordi per riprodurli su chitarra, ascoltandolo e riascoltandolo più volte, l'ultima fatica di Bruce Springsteen fa andare in panne il lettore CD. Gli ultimi dischi del Boss non hanno entusiasmato, l'ispirazione lasciata ai piedi delle colline di Hollywood durante un decennio sottotono. A chi è nato per correre non basta dichiararsi fieramente "born in the USA" per superare la temporanea stanchezza compositiva. I miti giovanili e le contraddizioni sociali, fonti di impulso per mettere insieme fiumi di racconti, sono rimasti bloccati sulle strade nere e unte del Nebraska. Ma ora, dopo un periodo di colori troppo sgargianti e patinati, il fantasma di Tom Joad ha soppiantato quello di "Johnny 99" e l'armonica lancinante di "Atlantic City" sembra lanciare un ponte emotivo con l'odierna prova acustica.
Sicuramente "Youngstown" rientra fra le canzoni dell'autore più belle di sempre, ma ogni pezzo di questo disco ha qualcosa di magico, sembra essere molto più avanti di quello che di fatto è, la ballata "The gosth of tom joad" è da lacrime, mi fa sempre emozionare, ancora di più per il testo che per la società americana è molto significativo, un disco difficile da capire ma secondo me perfettamente riuscito. Ascolto obbligato per tutti gli appassionati.
Recensioni
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