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Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2013
Anno edizione: 2025
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Amante del surreale e del grottesco, anche in quest’opera Vonnegut mostra le sue caratteristiche di scrittore fuori dai canoni tradizionali. Qualche battuta fulminante irrompe nell’atmosfera uggiosa di un mondo immaginario, in un tempo senza tempo, in una linea narrativa sconnessa e sfilacciata.
La cesta del gatto è il titolo originale del libro e da qui il vero senso dell'opera. È quel gioco che si fa intrecciando un filo tra le proprie mani (in Italia noto come ripiglino). Ma dove sono la cesta e il gatto? Si chiede uno dei personaggi, ossessionato da un ricordo dell'infanzia. Nulla ha un senso, ci dice Vonnegut. Viviamo di forma, di bugie che ci rendono la vita più dolce e sopportabile. Non c'è nulla di particolarmente sbagliato in questo, quando le bugie che ci raccontiamo ci placano. Esse servono a placare quel senso di smarrimento che ci piglia quando ci poniamo la fatidica domanda Perché?. Da qui Vonnegut si inventa, nella sua genialità, una finta religione che ci dice la verità affermando che tutto quello che dirà è falso.Un romanzo breve, leggero, scritto nel suo stile inconfondibile. Vonnegut qui parla della guerra (e quindi anche quella guerra 'fredda'), della umanità geniale ma capace di inventare cose che portano alla propria distruzione; parla dell'amore libero, di egoismo e possessività.
Ingredienti: una trama scintillante e kubrickiana (sul genere del Dottor Stranamore), un'innovativa ed interessante religione (bokononismo) il cui fondatore è il primo a dichiararla falsa (ma non per questo inutile), una nuova scoperta scientifica (ghiaccio nove) in grado di sconvolgere il mondo ed un insieme di personaggi così strampalati da risultare in fondo in fondo molto umani. Consigliato: a chi vuol trasformare in sogni i propri incubi per conviverci serenamente, a chi ama chiedersi se le malattie del mondo siano più curabili con le preghiere delle religioni, con le ricerche della scienza o con lo sberleffo dell'ironia.
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