L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
recensione di Riccardi, A., L'Indice 1993, n. 5
La diplomazia vaticana è spesso circondata dal mito. Si favoleggia sulle sue connessioni e capacità d'influenza. Eppure si è indagato molto su tanti aspetti del cattolicesimo contemporaneo, ma poco sulla diplomazia della Santa Sede. Per questo il libro di Emma Fattorini appare di particolare rilevanza. L"'ambasciata" di Pacelli in Germania viene ricostruita sui fondi inesplorati del Vaticano. L'impossibilità di condurre qui ricerche archivistiche dopo il 1922 ha costretto la Fattorini a limitare il suo studio alla Repubblica di Weimar. L'introduzione al volume è intitolata significatamente "La scrivania di un nunzio". Sul tavolo di Pacelli passano dossier scottanti: i tentativi falliti di pace di Benedetto XV, la sistemazione dell'Europa postbellica, i problemi tra Polonia e Germania, la questione della Ruhr, le difficoltà e i dibattiti del cattolicesimo tedesco. Nel libro si vede il funzionamento di un posto diplomatico vaticano. Pacelli cura i contatti politico-diplomatici come un ambasciatore. Risente della difficoltà di essere accreditato presso il governo di Monaco. Poi avviene il passaggio a Berlino nel 1920 "dove si fa la vera e grande politica", come scrive al cardinal Gasparri. Ma il nunzio non è solo un ambasciatore; collega pure la Santa Sede con i cattolici tedeschi. In una miriade di contatti con vescovi e laici, politici ed ecclesiastici, il particolare ambasciatore recepisce problemi e indicazioni, tenta di trasmettere le direttive di Roma, politiche, sociali, religiose che siano. Si tratta di un nunzio d'eccezione, di un ecclesiastico destinato a un grande futuro. Pio XI lo avrebbe chiamato a Roma nel 1929 come cardinale per farne quasi subito il suo segretario di stato. Nel 1939 Pacelli diviene papa con il nome di Pio XII. Su di lui si è scritto e dibattuto molto; ma il periodo precedente il pontificato è stato scarsamente indagato. Così il volume rappresenta un contributo essenziale per capire meglio la vicenda di questo papa e la sua esperienza europea. Si comprende, ad esempio, la sua sensibilità, dopo il secondo conflitto mondiale, alla crisi tedesca: aveva conosciuto le difficoltà e gli esiti delle "umiliazioni" tedesche dopo il 1918. Di eccessiva simpatia per la Germania e il suo popolo, Pio XII fu sempre accusato. I suoi più intimi collaboratori, dai gesuiti tedeschi alla mitica madre Pascalina, restarono quei tedeschi conosciuti durante la nunziatura.
Pacelli si è formato in una visione dell'Europa in cui la Germania deve restare un paese forte. Nel 1918 la Santa Sede è contraria alla mutilazione della Germania, nonostante favorisca anche la Polonia cattolica. Il recente libro di R. Morozzo della Rocca, "Le nazioni non muoiono, Santa Sede, Polonia e Russia rivoluzionaria", ricostruisce la vicenda del complesso rapporto del Vaticano con la Polonia tra nuova Russia e Germania. Si vede come la Santa Sede non punti solo alla difesa degli interessi territoriali cattolici ma al consolidamento degli equilibri europei.
Già negli anni tedeschi il futuro papa fa l'esperienza del contatto con i movimenti comunisti. Una certa leggenda riferisce che durante l'attentato dei rivoluzionari alla nunziatura maturò un anticomunismo viscerale. I documenti pubblicati da Emma Fattorini ridisegnano i contorni reali dell'episodio. La fine della "repubblica dei Consigli" è accolta con gioia da Pacelli: "Fra gli applausi generali comparvero le prime truppe del Governo. Alla residenza fu abbassata la bandiera rossa e issata tra la commozione e gli applausi di un immenso pubblico la bandiera celeste e bianca della Baviera... "
Lo studio delle nunziature di Pacelli non rappresenta solamente un capitolo importante della biografia di un papa; è uno spaccato sulla diplomazia vaticana in un tempo difficile segnato dalla guerra mondiale, dall'esclusione della Santa Sede dalle trattative di pace, dall'insorgere dei nazionalismi non senza connessioni con le identità religiose. Emerge un'analisi del funzionamento di quella particolare internazionale che è la Chiesa cattolica facente capo a un soggetto quale la Santa Sede, ma pure ramificata in tanti cattolicesimi nazionali inseriti in contesti politici differenti: Se il centro romano detta le linee d'una visione generale che i nunzi trasmettono fedelmente ed eseguono, non tutto è così semplice. La Chiesa cattolica è gerarchica e il ruolo di sommo regolatore esercitato dal papa è indiscutibile. Ma la realtà non è quella di un esercito. Lo si vede ad esempio nelle resistenze che il nunzio Pacelli incontra tra i vescovi tedeschi nella realizzazione dei suoi progetti. Lo si può osservare per l'Alta Slesia dove ci si scontra con quelli che chiama "i fanatici polacchi" ma anche con il filogermanesimo del cardinale Bertram. La Chiesa cattolica è un'internazionale particolare in cui i vincoli intensi non sono solo di carattere ideale. Proprio al nunzio spetta il ruolo di collegamento di una visione maturata a Roma con le esigenze, le suggestioni e le resistenze di Chiese che hanno una configurazione nazionale. E monsignor Pacelli opera per dare un'identità nazionale al cattolicesimo tedesco; intraprende una politica concordataria che ha nell'accordo con il governo bavarese il suo modello. Sotto l'impulso di Pacelli la Chiesa tedesca si struttura in modo tale da affrontare gli anni del nazismo e della guerra. Per il Vaticano la Germania e la Chiesa tedesca restano importanti riferimenti in un'Europa dove l'impero asburgico si è dissolto, si affaccia il comunismo sovietico, le tante nazioni centrorientali trovano un loro difficile equilibrio. Una Germania forte ed equilibrata è per il Vaticano una garanzia contro il bolscevismo, il laicismo, la bellicosità dei piccoli stati. Nell'esperienza tedesca, nei fallimenti delle azioni mediative di Benedetto XV, il futuro papa si convince sempre più dell'inutilità della guerra e della grave eredità che lascia: il problema per la Chiesa contemporanea è quello di costruire salde basi per una convivenza pacifica in Europa.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore