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forse 8 euro sono troppi, forse... Comunque un mio amico ha letto il libercolo in libreria, tutto, in un soffio, e gli è piaciuto tanto che me lo ha donato. E' stato un atto gentile, da parte tua, grazie Donato. Ne la "generazione Tuareg *1" è facile identificarsi, da trentenne stretto in un deserto morale in un territorio che ogni anno degrada ed inaridisce. L'Italia è in paese immobile, dove l'ologarchia senescente si autosostiene. Il libro sintetizza le tappe del percorso politico che hanno prodotto questo patriarcato retto da nonni. Segue un'analisi e infine una proposta per ricondurre alla normalità l'Italia. Descrive i Tuareg come viandanti, capaci di generare prosperità attraverso la flessibilità ed attività individuali, per cui auspica che si ritrovino in un'oasi e inizino una rete collaborativa che potenzi i talenti dei singoli in una prospettiva sociale. Insomma Beppe Grillo ha ragione d vendere, anche se lo afferma direttamente. Nel suo libro F. Delzìo, ex-giornalista RAI e Direttore dei Giovani Imprenditori di Confindustria, non parla delle responsabilità Aziendale nel finanziare le campagne elettorali dei nostri "senescenti governenti"! torno a dire che, si, forse otto euro sono troppi davvero, che in fondo sono un'ottima pizza da Spera. troppi soldi per queste poche pagine, e poi manco fossero scritte con la penna di Baricco. Fatevelo regalare anche voi. *1 - Tuareg : conturbante nomade che sorridendo pubblicizza dolciumi per la gioia dell'Associazione Medici Dentisti Italiani.
Recensioni
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I trentenni e i quarantenni di oggi si sono formati in un deserto, causato dal rapido e imprevedibile dissolvimento delle certezze che avevano caratterizzato il Novecento. Sono i protagonisti della Generazione Tuareg. Costretti a vagare in un mare senz'acqua come i nomadi del deserto, privi delle bussole che avevano guidato padri e nonni. Proprio come i Tuareg, hanno una sola chance per sopravvivere: affrontare il deserto in gruppo, abbandonando l'iper-individualismo di fine Novecento.
Colpita e marginalizzata dalle conseguenze della rivoluzione del '68 e della cultura dello spot televisivo, dai mercati dei servizi chiusi alla concorrenza e dalla riforma Dini, la Generazione Tuareg può riscattarsi solo costruendo una nuova mappa di valori, un nuovo pensiero comune.
Coltivando visioni più ampie del proprio interesse, può rovesciare l'approccio di chi oggi è al potere in Italia. Battendo la "sindrome dell'alieno": l'idea - straordinariamente diffusa tra dirigenti pubblici e privati, imprenditori, opinion maker, accademici - che le sorti dell'Italia siano qualcosa di altro rispetto ai propri comportamenti, ai propri giudizi, alle proprie ambizioni. Riaccendere la speranza, ricostruire il "sogno italiano". è la grande missione della Generazione Tuareg: flessibile per necessità, felice per scelta.
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