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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2018
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uno spettacolo, come il primo.... da leggere assolutamente e da comprare direttamente in blocco assieme agli altri volumi
Ottimo, come del resto tutti i libri della saga
vedi commento della battaglia dei due regni
Recensioni
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1795, subcontinente indiano. Il sultanato di Mysore è alle strette. Tra infinite macchie di bambù e umidicce mangrovie del Deccan, un giovanissimo lord inglese sta attirando le attenzioni dell’Alto Comando. Per dieci anni avrebbe combattuto le resistenze degli invitti principi Marathi, prima di tornare in Europa a dare il proprio nome a un modello di stivali. I Wellington, dalla comune forma di stivale da giardino, ma in pregiata pelle. Destino bizzarro per chi sconfisse Napoleone a Waterloo.
1795, Parigi. Le Tuileries sono sotto assedio. I lealisti puntano dritto verso le stanze del cittadino Junot per fargli le feste e rinstaurare, almeno a Parigi, il pio regime borbonico. La follia giacobina è stata soppressa da meno di un anno, ma il malcontento popolare è ancora palpabile. Preti spretati, nobili in vesti stracciate e opportunisti di ogni rango sono uniti in un solo credo: controrivoluzione. Riportare la Francia nelle grazie di Dio è missione prioritaria. Le sacre reliquie di San Dionigi sono state profanate da quegli infami senza Dio che rispondono al nome di giacobini, artisti del trasformismo che si stanno riciclando alla bene e meglio dopo la caduta di Robespierre.
Solo un uomo può salvare la rivoluzione, ma ancora nessuno lo sa. Nemmeno lui lo sa. È gracile, piuttosto basso, e ha dei lunghi capelli che gli arrivano alle spalle e tagliati bruscamente all’altezza della fronte, in un’improbabile frangetta che tuttavia a fine del secolo decimo ottavo furoreggiava tra i cadetti dell’esercito. Viene dalla Corsica e non è nemmeno nato “francese”. Il suo certificato di nascita, se ai tempi ci fosse stato, avrebbe inequivocabilmente indicato “genovese” alla voce nazionalità. Persino il modo in cui padroneggia la lingua è da forestiero. Bestemmia in italiano e non gli riesce proprio di arrotare la erre. Per salvare le apparenze ha tolto una “u” dal cognome per sembrare più francese, ma in fondo anche con “Bonaparte” fare carriera nell’esercito non sarebbe stato facile.
Lord Wellington, il Duca di Ferro, e Napoleone. Un po’ come Cesare e Pompeo, o Churchill e Hitler. Uno scontro tra titani che ha fatto sognare ogni amante di storia. Simon Scarrow ne celebra le gesta giovanili in questo primo capitolo di una tetralogia che sarà il divertissement del 2017. Le vicende dei due scorrono in parallelo, capitolo per capitolo, rimbalzando tra Parigi e India, in un testa a testa che riproduce i prodromi del celebre scontro che si consumerà nel 1815. Pieno zeppo di gustosissime licenze storiche, “Il Generale” non è per chi storcerebbe il naso di fronte a un Napoleone capopopolo che lotta da solo contro venti farabutti nelle strade di Parigi, armato di bastone e insulti naïf. Invece è raccomandabile per chi cerca da un romanzo storico il puro intrattenimento, disinteressandosi della veridicità, quel demone guastafeste da ignorare categoricamente quando ci si avvicina a titoli di questo genere.
Recensione di Matteo Rucco
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