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Gasparo Cairano e la scultura monumentale del Rinascimento a Brescia (1489-1517 c.a.) - Vito Zani - copertina
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2010
1 gennaio 2010
272 p., ill. , Brossura
9788884864000

Voce della critica

Il tema della scultura rinascimentale a Brescia è stato ultimamente sfiorato a più riprese, ma mancava ancora uno studio specifico: nulla di strano che sia uno storico dell'arte fuori dagli schemi e dalle correnti a iniziare lo scardinamento di tale ostico argomento.
Apparentemente il suo libro è una monografia, la prima, su Gasparo Cairano "de Mediolano", documentato a partire dal 1489 nei principali cantieri pubblici bresciani, e già morto nel 1517, dopo avere forse, e inaspettatamente, concluso la carriera a Parma; troviamo infatti nel volume una densissima fortuna critica, seguita dal rapido inabissarsi della fama dell'artista e dalla sua faticosa riscoperta (nella quale giocano un ruolo decisivo gli studi condotti all'inizio degli anni sessanta da Adriano Peroni), e un catalogo critico delle opere documentate, attribuite e riferibili alla bottega. Ma buona parte del libro è in realtà dedicata proprio all'analisi storica, dal punto di vista della scultura, di un momento irripetibile della "magnipotens Brixia", estrema punta occidentale della repubblica veneta. Uscita vittoriosa da due assedi, prospera e orgogliosa, la città dà vita ad alcuni cantieri (in particolare il santuario della Madonna dei Miracoli e la Loggia) che rimarranno a simboleggiare la gloria della città anche quando si sarà persa memoria degli artefici; non a caso la letteratura locale insisterà a lungo nell'attribuire il progetto della Loggia a Bramante.
Siamo così guidati nelle ragioni politiche e simboliche di questi "monumenti", poi attraverso i documenti e un'affilata lettura stilistica che permette di cominciare a individuare ruoli e competenze. Riusciamo così a capire il ruolo della famiglia Sanmicheli (e specialmente di Jacopo), su cui molte novità vengono dette, o su Antonio della Porta detto Tamagnino; o sul ruolo prima parmense (dove è probabilmente decisiva per la formazione del Cairano) e poi cremonese della bottega di Alberto Maffioli da Carrara. Così come in gran parte nuova di zecca è la campagna fotografica che correda il libro: per la prima volta, grazie a immagini prese dai ponteggi collocati nei due principali cantieri, possiamo vedere "in presa diretta" le sculture realizzate da Cairano e da Tamagnino per il tiburio del santuario dei Miracoli, o la sequenza, vagamente folle come meravigliosamente folle è spesso l'approccio all'antico degli artisti lombardi, dei monumentali Cesari della Loggia. E nessuno meglio di Vito Zani, uno dei più precisi e puntuali specialisti di scultura rinascimentale lombarda (argomento che finora contava un numero relativamente esiguo di autentici cultori, da Peroni a Charles Morscheck ad Maria Grazia Albertini Ottolenghi, ma che ultimamente è diventato un ricettacolo di avventure critiche e attributive), può idealmente condurci, su questi cantieri, all'esame ravvicinato di tali sculture.
Che poi il libro sia "aperto", e oltre a risolvere problemi già da tempo in discussione ne susciti dei nuovi, è merito non piccolo. Per esempio, che rapporto c'è tra due angeli musicanti scolpiti da Tamagnino per il tiburio dei Miracoli e quelli dell'ancona leonardesca della Vergine delle Rocce, o quali modelli grafici circolavano anche nella bottega del Cairano (il soldato di sinistra della Resurrezione in San Nazaro a Brescia sembra dipendere dal Malco della Cattura di Cristo incisa da Martin Schongauer).
Edoardo Villata

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