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È raro leggere un romanzo che sappia soddisfare e andare oltre le aspettative. A me è capitato con questo romanzo di Paolo Del Conte! Ci troviamo in una cittadina dello Stato di New York, a cavallo tra anni Sessanta e Settanta (una realtà sociale, storica, culturale e geografica che evidentemente l’autore conosce molto bene), quindi in uno scenario insolito per un lettore italiano, e veniamo coinvolti nelle esperienze formative di un ragazzo e due ragazze poco più che maggiorenni, alla ricerca della propria identità e della propria indipendenza dal mondo conformista degli adulti e da quello costrittivo della società. La narrazione, per merito della eccellente scrittura dell’autore, sempre essenziale, precisa e sicura, si svolge in maniera fluida e incalzante. Gas, Codino, la Riccia – questi i nomi dei tre protagonisti – convivono in una grande casa, assieme a un bel cagnone, Gommoso, la cui compagnia favorisce l’equilibrio non sempre facile tra i tre. A loro si aggiunge una quarta persona, che compare saltuariamente e rapidamente scompare (nel romanzo c’è anche un piccolo “giallo”). Sullo sfondo si muovono altre figure: il titolare della gas station, bonario e paternalista; una libraia, fiera e sensibile ascoltatrice; un detective privato assoldato dalla famiglia di una delle ragazze... E poi la guerra del Vietnam, perché tutti hanno un fratello, parente o amico lontano da casa a combattere, e la musica di quegli anni, a fare da accompagnamento e atmosfera. Scritto in presa diretta, il romanzo si dipana in modo rapido e vivace con i tre personaggi che, come palline da biliardo, si sfiorano e si toccano per avvicinarsi e poi allontanarsi, in un crescendo di curiosità e diffidenze, paure ed esitazioni, sentimenti incipienti e nuove esperienze: tutti passaggi obbligati per approdare a quella indefinibile consapevolezza della vita dove l’incontro convive con la perdita, e viceversa, sino al finale, tutto da scoprire!
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