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scheda di Costa, T., L'Indice 1992, n.10
Questo recente libro di Drake (l'edizione originale è del '90) è interamente basato sugli studi che l'autore ha potuto fare sugli appunti originali di Galileo. Il lavoro di ricerca e analisi dei manoscritti, iniziato nel 1972, ha portato alla luce notevoli e interessanti scoperte sul lavoro dello scienziato pisano. Fino ad oggi l'analisi degli storici della scienza era basata sugli scritti pubblicati quali i "Dialoghi sopra i due massimi sistemi del mondo". Questo ha portato a credere, come per esempio nel caso di Koyrè, che le uniche indagini eseguite con metodo scientifico da Galileo fossero le osservazioni astronomiche e che viceversa le enunciazioni sulle leggi della meccanica fossero dovute più a speculazioni dell'intelletto che ad esperimenti compiuti. Questa convinzione si basava sull'ipotesi che Galileo non potesse eseguire misure precise per esempio sui pendoli tali da poterne dedurre le leggi del moto. Questa tesi, radicata fin dal 1932 viene totalmente contraddetta dal lavoro di Drake sugli appunti originali del Galilei. Questi appunti, pieni di numeri, simboli, abbreviazioni, vengono descritti in questo libro e da essi emerge come i dati che Galileo aveva ottenuto dai suoi esperimenti fossero molto precisi. Emerge che la precisione era una delle sue maggiori preoccupazioni e che sfruttava ogni occasione per migliorarla, sia raffinando gli strumenti sia eseguendo misure incrociate con tecniche diverse. Se questa è la tesi centrale del libro di Drake, non da meno è il resto del saggio che si presenta come una descrizione dell'intera opera di Galileo in rapporto ai suoi antecedenti storici. Drake spiega le concezioni cosmologiche e fisiche del periodo medievale che si rifanno a quelle dell'antica Grecia mostrando come Galileo fosse un profondo conoscitore di queste opere e come attraverso un itinerario critico e scientifico egli le avesse superate.
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